Le Isole Eolie sono famose in tutto il mondo per i loro paesaggi, caratterizzi da alcuni elementi che li rendono subito riconoscibili. Le cave di pomice di Lipari, ad esempio, costituiscono uno scorcio tipico, ma non tutti ne conoscono la storia. L’estrazione iniziò nel V secolo a.C., in corrispondenza con i primi insediamenti. La pomice trovava ampio impiego per diversi usi. Lo sfruttamento vero e proprio iniziò alla fine del XVI secolo, con una espansione degli insediamenti. Dal XVIII secolo le possibilità commerciali offerte dall’utilizzazione dei giacimenti attrassero molti commercianti francesi. Pensate che, nel 1781, Deodat De Dolomieu nel 1781 definì l’isola di Lipari “immenso magazzino che fornisce la pomice a tutta l’Europa“.
Dal 1825 iniziò uno sfruttamento industriale vero e proprio. Il marchese Vito Nunciante, già titolare di una concessione per le miniere di zolfo, allume e acido borico a Vulcano, fu autorizzato allo sfruttamento esclusivo delle cave di pomice di Lipari. Alla fine del XIX secolo alcune società straniere promossero la costruzione dei primi impianti di lavorazione del materiale. La crisi economica mondiale del 1929 colpì duramente questa attività, cui si aggiunse l’interesse verso le cave di pomice della Grecia. Nel 1958 sorse la Pumex, che acquisì gradualmente tutte le altre attività d’estrazione e commercio della pietra.
Nel 1960 il poeta messinese Bartolo Cattafi descrisse così la fatica quotidiana dei cavatori di pomice: “L’intero versante settentrionale dell’isola di Lipari è una immensa cava di pomice, parte a cielo aperto e parte solcata da centinaia di anguste gallerie. Vi lavorano un migliaio di operai. Nelle giornate ventose, una compatta nuvola bianca di polvere insidiosa avvolge il fianco del monte. Gli operai devono lasciare il lavoro: una giornata senza salario nel ristretto bilancio di un anno di fatica mal ripagato”. In quel periodo si estraevano fino a due milioni di quintali di pomice l’anno. Si lavorava in galleria per 8 ore al giorno, senza alcuna protezione.
Nel 2007, quando le Eolie divennero Patrimonio dell’Umanità, la Pumex venne chiusa. L’area dell’ex stabilimento industriale era diventata famosa in tutto il mondo per la sua montagna, immortalata anche nel film “Kaos” dei fratelli Taviani. Dopo la chiusura dell’azienda, nel 2007 lo stabilimento è stato sequestrato e in seguito smantellato. L’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, ha lanciato un appello per salvare le cave di pomice di Lipari. I presidenti del centro studi eoliano, della Federalberghi e di NesOs, Nino Saltalamacchia, Christian Del Bono e Pietro Lo Cascio hanno sollecitato “un rapido intervento”. Foto: Pietro Bommarito.