Celiachia, tra qualche anno arrivano i primi farmaci. Buone speranze nella ricerca farmaceutica per i celiaci. Pare che almeno due farmaci contro la celiachia si stiano rivelando molto promettenti nei primi test sull'uomo; entro qualche anno dovrebbero arrivare a disposizione dei pazienti. Lo afferma una revisione di tutti i trial clinici in corso sul tema pubblicata dalla rivista Gastroenterology Report. ''Le due molecole che hanno i requisiti per entrare nell'ultima fase della sperimentazione a breve – spiegano gli autori, coordinati da Klaus Gottlieb dell'azienda privata Quintiles, che hanno analizzato tutti i test registrati sul sito clinicaltrials.gov – una che scompone il glutine in prodotti più piccoli e non dannosi e un'altra che rende lo stomaco meno permeabile, prevenendo il passaggio di potenziali sostanze tossiche negli strati più interni''.
Altri farmaci sono ancora in fase preclinica o nelle prime fasi della sperimentazione umana. Una terapia dovrebbe raggiungere i pazienti, 3,5 milioni solo in Europa, entro la fine di questo decennio, anche se non è chiaro se permetterà ai malati di assumere glutine senza restrizioni o solo in determinate quantità. L'incidenza della celiachia, l'intolleranza permanente al glutine, è aumentata di 5 volte, soprattutto in età pediatrica.
Uno studioso italiano ha disegnato una nuova mappa mondiale della patologia. The New Epidemiology of Celiac Disease, recente studio pubblicato su Journal of Pedriatic Gastroenterology and Nutrition, stila, per la prima volta, un cambiamento geografico nei modelli di distribuzione della malattia. Studi epidemiologici internazionali hanno evidenziato, con le dovute differenze regionali, una frequenza media della malattia celiaca nella popolazione generale di circa l'1% ed osservato come negli ultimi 25 anni l'incidenza sia aumentata di 5 volte, soprattutto in età pediatrica. "I dati epidemiologici a disposizione della comunità scientifica – precisa Alessio Fasano, Direttore del Centro per la Ricerca sulla Celiachia (CFRC) dell'Università di Boston e membro del Dr.Schär Institute – tengono però conto solo del numero di pazienti celiaci diagnosticati clinicamente o rilevati tramite screening sierologici di un campione di popolazione ed escludono il cosiddetto "icerberg celiaco" di pazienti non diagnosticati".