La cenere dell’Etna non si butta: si riutilizza. Nelle ultime settimane il vulcano siciliano ha dato spettacolo. Ha provocato non pochi disagi a causa delle ceneri cadute copiosamente, soprattutto sui paesi pedemontani. Gran parte della sabbia nera (che rientra nei rifiuti speciali) è stata rimossa. Nel frattempo c’è chi lavora per riutilizzarla: ecco come.
Un team di studiosi dell’Università di Catania, attraverso il progetto REUCET, si è concentrato sull’utilizzo della cenere dell’Etna nei settori dell’ingegneria civile e ambientale. In questo modo si potrebbero sostituire altri materiali ed evitare lo smaltimento della cenere come rifiuto. Sono state valutate tante possibilità di utilizzo della cenere e dei lapilli. Dall’impiego nel calcestruzzo, nelle malte e negli intonaci, alla realizzazione di prodotti laterizi tradizionali, passando attraverso sottofondi stradali e opere geotecniche. Ecco quali sono stati i risultati più interessanti.
La cenere del vulcano siciliano ha dato ottimi risultati nel confezionamento di malte, intonaci e pannelli isolanti, grazie alle proprietà di isolamento termico dovute all’elevata porosità che contraddistingue i prodotti piroclastici. I prodotti ceramici, inoltre, hanno complessivamente caratteristiche fisico-meccaniche in linea con quelle mostrate dai prodotti ceramici convenzionali, in alcuni casi anche migliori. E non finisce qui. C’è anche chi si è inventato un modo molto originale per riutilizzare la cenere dell’Etna come souvenir. Andrea Passanisi, fondatore di Sicilia Avocado, ha pensato di spedire le sue cassette di frutta accompagnandole con piccoli sacchetti di cenere: “Abbiamo pensato di regalare in maniera simbolica un po’ di terra vulcanica – ha detto Passanisi – un po’ di territorio, un pezzo della nostra Sicilia“.