L’estate in Sicilia si caratterizza per le temperature decisamente sopra la media. Certo, per rinfrescarsi ci sono le meravigliose spiagge sparse in tutta l’Isola, ma nelle giornate più afose è davvero difficile mettere a fuoco i pensieri. Una condizione, questa, che i siciliani conoscono molto bene e con cui fanno i conti da tempo immemore. Ad alleviare un po’ la percezione del caldo, ci pensa la poesia di Giuseppe Lodato: Chi càvuru. Questa semplice esclamazione, che si traduce come un semplice “Che caldo”, accompagna tradizionalmente la bella stagione. Diciamoci la verità: non sono solo parole, è proprio un sentimento. Il bello della lingua siciliana è la capacità di proporre vivide immagini, descrivere le situazioni in modo efficace, semplicemente attraverso la parola.
Ancora una volta le poesie di Giuseppe Lodato riescono a interpretare molto bene l’animo dei siciliani, le sue caratteristiche e tutte quelle cose che lo rendono unico e speciale. Anche il caldo, in fondo, ci caratterizza. D’altronde, le temperature elevate sono un’altra di quelle cose che forgiano il carattere! E, comunque, ci sono sempre le nostre spiagge per trovare regriferio.
Chi càvuru un s’arrèggi, matri mia,
semu tutti asciruccàti pì la via.
Stu tempu è pròpriu fastiriùsu,
picchì leva li forzi e fa vèniri lu nirvùsu.
Cù po’ sta attangàto rintra li casi,
picchì si scanta chi lu ventu trasi.
Pì li strati lingui di focu sciùscianu,
puru l’armalèddi all’ùmmira s’ammùccianu.
Ma chista è a nostra terra, c’è picca di fari,
e pi nuddu e nenti la vulìssimu canciàri.
Certu spiràmu sulu chi prestu arrifrìsca,
picchì vasinnò stu suli a tutti a testa nì pisca.