“Abbiamo cullato il virus e abbiamo avuto anche un po’ di fortuna”. Queste le parole di Concetta Castilletti, la ricercatrice dello Spallanzani che, insieme al team dell’Istituto, primo insieme alla Francia, ha isolato il Coronavirus aprendo la strada alla diagnosi e forse anche ad un vaccino.
Castilletti, di origini siciliane, è la responsabile dell’unità operativa virus emergenti, che si trova all’interno del laboratorio di virologia dello Spallanzani, diretto dalla dottoressa Rosaria Capobianchi. All’Ansa, la ricercatrice siciliana ha detto: “Ho vissuto la grande emergenza della Sars, di Ebola, dell’influenza suina, della chikungunya, e insieme ai miei colleghi siamo stati spesso in Africa. E’ un lavoro che mi piace moltissimo e non potrei fare altro. Ma la vittoria è di tutto il team. Eravamo tutti impegnati, tutta la squadra. Abbiamo un laboratorio all’avanguardia, impegnato 24 ore su 24 in questo genere di emergenze”.
Concetta Castilletti ha lavorato come precaria fino all’età di 45 anni. La sua missione è sempre stata quella di combattere i virus più terribili, prendendo anche decisioni rischiose, come quella di volare in Africa per affrontare l’Ebola. Attraverso i social, Saverio Castilletti, il fratello, ha scritto un bellissimo post:
“Papà sarebbe strafelice oggi, ti voglio bene. Lei è mia sorella, 57 anni, da sempre in prima linea nel campo della Virologia a livello nazionale e internazionale. Cetti “da del tu” a tutti i virus che si sono succeduti negli ultimi 30 anni nel mondo, dall’Aids alla Sars, dall’influenza aviaria a Ebola. Oggi è su tutti i giornali e su tutte le Tv d’Italia: insieme al suo team ha isolato il virus del Coronavirus.
Ho ricevuto decine e decine di telefonate, messaggi e post sul mio profilo con le congratulazioni da parte di tutti. Il risultato di oggi è certamente importante per tutti noi ed è un primo passo per far si che questo virus possa essere sconfitto. Lei per me è un eroe, ma non da oggi.
Lo è per la passione che ha sempre messo nel suo lavoro, accettando – scrive ancora il fratello – di lavorare da “precaria” fino a 45 anni e continuando dopo, pur con tutte le difficoltà del contesto, a fare il suo lavoro con passione, entusiasmo e dedizione. È un eroe per tutte le volte che ha deciso di andare in prima linea in Congo,
Sierra Leone e in Sudan a lavorare per sconfiggere Ebola, un virus ben più pericoloso di quello di oggi. Mettendo a rischio la sua incolumità sia per la pericolosità di Ebola, sia per le condizioni politiche e culturali che si è trovata fronteggiare in questi paesi. Grazie da tutti noi, Cetti, abbiamo tanto bisogno di persone come te”.