- Chi ha inventato gli spaghetti? Il primato della Sicilia.
- Il merito dell’invenzione della pasta va a Trabia, vicino Palermo.
- Un secolo prima che Marco Polo li importasse, già qui si producevano.
Ah, gli spaghetti! Simbolo di italianità e bontà in tutto il mondo, sono uno degli ingredienti più apprezzati in tutte le cucine del nostro Paese. Non tutti lo sanno, ma se oggi li mangiamo, il merito è proprio della Sicilia. Spaghetti inventati in Sicilia: avete mai sentito questa storia? No? Beh, allora mettetevi comodi, perché ne sentirete delle belle.
Chi ha inventato gli spaghetti?
Già, chi ha inventato gli spaghetti? Cominciamo dal principio. Già i Romani, i Greci e gli Etruschi conoscevano l’antenata della lasagna, chiamata “lagana”. Si trattava di sottili sfoglie di pasta, farcite con carne e cotte in forno. In alcune antiche tombe etrusche è anche stato rinvenuto tutto il necessario per tirare una buona sfoglia ( spianatoia, matterello, sacchetto per spolverare la farina sulla tavola, mestolo, coltello e perfino una rotella per ricavare il bordo ondulato. Per l’origine degli spaghetti, però, dobbiamo spostarci in Sicilia.
Le cronache narrano che fu Marco Polo a importare gli spaghetti dalla Cina alla fine del XIII secolo ma, un secolo prima, in Sicilia eravamo già avanti. A Trabia, in provincia di Palermo, già si produceva un tipo di pasta filiforme, molto simile agli spaghetti. Questo è quanto testimonia una pergamena del XII secolo, custodita in un museo di Oxford.
Gli spaghetti inventati in Sicilia
Quindi chi ha inventato gli spaghetti? Nel documento si legge che bisogna attribuire proprio al paesino paese siciliano l’invenzione degli spaghetti. Una copia del testo è stata consegnata da Giuseppe Giarmoleo, direttore del Museo nazionale delle Paste Alimentari di Roma al sindaco di Trabia, Antonino Di Vittorio.
Spaghetti inventati in Sicilia, dunque: mistero risolto. Nel documento originale, datata 1154, si parla del viaggio del geografo arabo Al Idrisi. La missione aveva lo scopo per raccogliere notizie sulle tradizioni e le abitudini alimentari della nostra Isola.
Al Idrisi racconta che nel suo viaggio si avventurò nel villaggio di Tarbiah, dove esistevano molti mulini, facendo una curiosa scoperta. Proprio qui veniva preparata una pasta filiforme chiamata ”alytria”, che non aveva corrispettivi in nessun’altra zona dell’isola. La pasta di semola veniva riscaldata a 40 gradi e poi veniva fatta asciugare, prima di essere tagliata in tanti piccoli fili, proprio come appunto gli spaghetti.