Il centro storico di Palermo è come uno scrigno prezioso. Basta percorrerlo, per rendersi conto di quanti tesori possa racchiudere. Alcuni di questi tesori sono quasi nascosti: si svelano solo agli occhi più curiosi, quelli che varcano le soglie o si spingono oltre nell’osservazione. La Chiesa di San Giuseppe dei Teatini si trova proprio ai Quattro Canti, uno dei punti più scenografici della città. Dall’esterno difficilmente si può immaginare ciò che si trova al suo interno, eppure basta entrare per essere accolti da un trionfo di bellezza. Per darvi un’idea, vi diciamo subito che custodisce 34 colonne in marmo di Billiemi e capolavori di Gagini, Novelli, Marabitti e Borremans. È un vero trionfo Barocco: scopritelo insieme a noi.
San Giuseppe dei Teatini sorse nel XVII secolo, a opera dell’architetto ligure Giacomo Besio, e costituisce uno degli esempi più monumentali del Barocco palermitano. Ciò che oggi vediamo è il risultato dell’elaborazione progressiva di ben tre soluzioni progettuali formulate nella prima meta del XVII secolo. L’architetto pensò a uno spazio integralmente colonnare, con un impianto basilicale a tre navate. Nelle navate laterali si trova una sequenza di cappelle decorate in marmo e ricoperte di stucco: queste conferiscono l’impressione che vi siano dei baldacchini. A colpire immediatamente il visitatore sono le 34 colonne, realizzate in Billiemi. C’è molto altro da dire, quindi proseguiamo la nostra visita.
Alla chiesa di San Giuseppe dei Teatini si accede da due ingressi. Quello principale è su corso Vittorio Emanuele: il portale è incastonato tra due coppie di colonne in marmo, sormontate da un architrave, dove si trova una statua che raffigura San Giuseppe. L’altro ingresso è in via Maqueda e guarda verso piazza Pretoria. Da questo lato si osservano, in basso, alcuni finestroni, che servono a illuminare la cripta seminterrata. Sotto l’altare della cripta (oggi chiesa ipogea dedicata a Santa Maria della Provvidenza) venne trovata nella metà del 1600 una fonte d’acqua ritenuta miracolosa. Dopo aver visto l’esterno, entriamo nuovamente dentro la chiesa, per scoprire i tesori che custodisce.
All’interno di San Giuseppe dei Teatini vi sono opere preziose come la Madonna di Trapani di Antonello Gagini del XVI secolo; un Crocifisso del XVII secolo attribuito a Fra Umile da Petralia; la tela San Gaetano assunto in cielo di Pietro Novelli; le due acquasantiere sorrette da angeli ad opera di Ignazio Mirabitti e Federico Siracusa. Ancora, è pregevole l’impianto iconografico che si rifà ai Dottori della Chiesa, opera di Antonio Manno. Guglielmo Borremans, nel 1724, ha realizzato gli affreschi che raffigurano la caduta degli angeli ribelli nella cupola. Gli stucchi policromi, le statue e gli affreschi mostrano il Barocco siciliano in tutta la sua opulenza. Vi sono anche altre parti che meritano di essere menzionate: vediamo quali sono.
La chiesa di San Giuseppe dei Teatini ospita un organo monumentale a tre tastiere. La grande cupola, inoltre, è rivestita in maioliche: è stata realizzata su disegno di Giuseppe Mariani, il quale prese spunto dal modelli di Sant’Andrea della Valle a Roma. Il campanile segue uno sviluppo ottagonale incompleto e si caratterizza da colonne tortili in pietra viva, arricchite da fregi, conchiglie e putti. Anche questa chiesa fu colpita dai bombardamenti del 1943: ancora oggi ne porta i segni, con alcune scheggiature nelle colonne che sorreggono la cupola.