A pochi passi dal mercato storico di Ballarò si trova la chiesa di Santa Chiara all’Albergheria. Siamo nel centro storico di Palermo, nell’antico complesso monumentale composto dalla chiesa dal monastero e dalle altre antiche istituzioni.
La storia
Il complesso è sorto tra il VI e il II secolo a.C., sui resti delle mura puniche ancora visibili. In seguito il luogo di culto fu donato alle suore clarisse dell’adiacente monastero. A metà del 1500, come espressione del Rinascimento siciliano, è documentata l’esistenza nella chiesa della statua marmorea di Santa Restituta d’Africa, un’opera commissionata ad Antonello Gagini e completata dal figlio, Giacomo Gagini.
Risale al 1538 una custodia sacramentale, manufatto marmoreo con raffigurazioni di San Giovanni Battista e San Francesco d’Assisi, così come una lastra di marmo per altare, tutte opere di Antonio Gagini. Nel 1678 una serie di eventi sismici provocarono gravi danni alla chiesa, che necessitò di radicali restauri, condotti dall’architetto Paolo Amato.
Il nuovo stile richiamò il barocco lussereggiante, con pareti riccamente adorne di stucchi settecenteschi, affreschi sulla cupola e sulla volta. Un pregiato altare in marmo venne progettato da Gaspare Serenari, con intarsi policromi e pietre nobili.
Nuovi interventi furono effettuati in seguito al “terremoto di Terrasini” del 1726 e in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. I lavori di recupero privarono il complesso di alcuni dettagli costruttivi e decorativi, riuscendo tuttavia a mantenere lo splendore delle forme primitive.
La chiesa e il monastero
La facciata della chiesa presentava, fino al 1943, un bellissimo portale barocco di Paolo Amato, con colonne tortili e una statua di Santa Chiara collocata nella nicchia sovrastante il timpano. Una bomba rovinò l’intero prospetto, compreso il coro interno. Nella ricostruzione del dopoguerra venne utilizzato il portale della chiesa della Madonna delle Grazie dei Macellai di Piazzetta dei Caldomai. La facciata attuale è molto semplice.
All’interno vi è un’unica navata, con cappelle laterali poco profonde e un ampio presbiterio. Lungo le pareti dell’aula si susseguono quattro cappelle poco profonde, incorniciate dalle modanature degli archi, al di sopra dei quali sporgono alcune logge dorate.
Di straordinario pregio è l’altare maggiore interamente ricoperto di bronzi dorati, lapislazzuli, agate e ametiste e concluso da uno scenografico baldacchino.
Il monastero trecentesco fu costruito in riva al fiume Kemonia grazie ad altissime mura che colmano il dislivello tra il piano della struttura e le sponde del «Rio del maltempo» notevolmente più basse.
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