La Chiesa di Santa Maria di Betlem è una delle tre Collegiate di Modica. Tradizione narra che fu edificata su un’area in precedenza occupata da quattro differenti luoghi di culto dedicati a San Bartolomeo Apostolo, San Mauro Abate, Sant’Antonio da Padova e Santa Maria di Berlon. Approfondiamo la conoscenza con questo pregevole edificio, ricco di sorprese. Cominciamo dall’esterno. La facciata è rinascimentale nel suo primo ordine di fine Cinquecento, disegnato dall’architetto netino Corrado Rubino nel 1571. Il completamento risale al periodo compreso fra il 1816 ed il 1821 nel suo secondo ordine, di stile neoclassico. Passiamo all’interno.
Dentro la Chiesa di Santa Maria di Betlem si trova la preziosa Cappella Palatina, detta anche Cappella Cabrera (1474-1520). In stile tardo gotico, con capitelli raffiguranti motivi rinascimentali, è scampata alle distruzioni del terremoto del 1693 e incastonata nella nuova architettura settecentesca. Deve il suo nome al conte Giovanni Cabrera, presente al Castello di Modica dal 1466: rappresentò un ringraziamento per le ingenti donazioni fatte alla chiesa nel suo testamento del 1474. La Cappella, con elementi decorativi riferibili al romanico, al gotico, al rinascimento siciliano e al gotico catalano, è uno dei più bei monumenti che l’architettura abbia prodotto in Sicilia a cavallo dei secoli XV e XVI. La struttura ottagonale custodisce la statua di Santa Maria di Betlem o madonna Nicopeia (della vittoria), riferimento insieme alla statua della Dormitio Mariae al primo cristianesimo orientale.
Nel 1654 Santa Maria di Betlem fu elevata al rango di collegiata insieme alla chiesa di san Giorgio e alla chiesa di San Pietro dal vescovo di Siracusa Francesco d’Elia e Rossi. Il 26 settembre 1902 fu sommersa in seguito all’alluvione. Ad oltre un secolo di distanza sono ancora visibili, oltre alle tacche delle targhe commemorative, il livello dell’acqua raggiunto su ogni singola colonna e sulle pareti interne del perimetro. Il campanile fu costruito nel 1897 dal capomastro modicano Giuseppe Garofalo Giannone.