Oltre cinquantamila euro: è la somma che UniCredit verrà costretta a versare a due coniugi palermitani, ridotti in braghe di tela dal cappotto dello Stato Argentino, del 2001.
È una settant’enne della provincia di Palermo, la donna che si è vista recapitare, in questi giorni, la notizia di un massiccio risarcimento da parte di uno degli istituti di credito più noti al mondo. La UniCredit, banca romana fondata nel 1998, dovrà a una signora siciliana e al suo ormai defunto marito, i risparmi di una vita.
La coppia, che aveva perso la cospicua somma di oltre cinquantamila euro, per via della crisi che ha colpito l’Argentina agli inizi del secolo, è infatti stata vittima, secondo l’avvocato della difesa Simona Santacolomba, di un vero e proprio atto di negligenza dell’istituto di credito di riferimento, e non di scarsa oculatezza o sfortuna.
Un’accusa confermata dal giudice della quinta sezione civile del tribunale del capoluogo siciliano, Daniela Galazzi, che ha specificato, durante la lettura della sentenza, come vi siano evidenti prove di un mancato comportamento responsabile dell’azienda, che ha appunto mancato di informare adeguatamente i due cittadini, del rischio che stavano correndo investendo il loro patrimonio in bond argentini.
«È un investimento sicuro, che garantisce elevati guadagni», così asserì il direttore del Banco di Sicilia, passato poi sotto il controllo di UniCredit, così la coppia decise di investire i propri soldi nei bond argentini, che divennero carta straccia dopo il tracollo economico della Nazione.
Fu solo nel 2011 però, che i coniugi si accorsero che non solo non avevano portato a casa alcun ‘grosso guadagno’, ma che avevano inoltre perso tutto quanto l’investito, i frutti insomma di una vita, nonostante i titoli fossero stati trasferiti, già nel 2003, sul conto deposito di un altro istituto di credito. Da qui, la decisione dei due palermitani di rivolgersi a un legale.
L’ufficio stampa di UniCredit preannuncia che la banca farà ricorso, volendo ribadire la correttezza in sede di lavoro dei suoi dipendenti; per il momento, il giudice di Palermo ha condannato la S.p.A. romana a risarcire la donna di tutto l’ammontare perduto, più gli interessi.
È del 2012 infatti, la sentenza storica della Cassazione che sancì la necessità per le banche coinvolte nello scandalo finanziario dei bond argentini, di Cirio, Parmalat e Giacomelli, di risarcire tutte le vittime del crac, a causa della mancata consegna o trasmissione delle informazioni necessarie ai cittadini, per realizzare un investimento corretto. La sentenza 18038 ha in particolare voluto mettere in risalto l’obbligo, per i consulenti finanziati, di rendere noto ai propri investitori, sin da subito, i rischi che un’operazione in titoli può comportare, e di come sia loro compito tenere costantemente aggiornati i clienti, che, grazie agli strumenti messi a loro disposizione dalla banca, dovranno così essere in grado di tenere costantemente sotto controllo la situazione, monitorandola attraverso il proprio conto; e l’obbligo dunque, per gli istituti di credito coinvolti, di ripagarne le somme perdute, sulla base del fatto che la banca è un ente sempre facilmente solvibile, e sulla base del fatto che l’investimento fosse da definirsi ad elevato rischio.
Autore | Enrica Bartalotta