Le migliori citazioni di Montalbano.
- Il Commissario Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri, ha contribuito a fare conoscere la Sicilia e i siciliani in tutto il mondo.
- Le avventure ambientate Vigàta, diventate fiction, hanno incollato allo schermo milioni di spettatori.
- Attraverso le pagine dei libri viene fuori una fedele descrizione della nostra isola.
I romanzi dell’indimenticato Andrea Camilleri raccontano la Sicilia, le sue abitudini e i suoi abitanti. Le vicende di Salvo Montalbano, in particolare, hanno sempre esercitato un fascino indescrivibile sul pubblico. Quando sono diventate una fiction di successo, poi, la loro fama è cresciuta a dismisura. Il merito è della grande capacità dello scrittore siciliano di descrivere, in modo diretto e comprensibile, una terra che ha davvero tanto di raccontare. La serie tv della Rai ha superato i 20 anni di età, a dimostrazione del fatto che non smette di essere apprezzata, nonostante il passare del tempo. Abbiamo deciso di selezionare le migliori citazioni di Montalbano.
Le migliori frasi di Montalbano
- “Montalbano si commosse. Quella era l’amicizia siciliana, la vera, che si basa sul non detto, sull’intuìto: uno a un amico non ha bisogno di domandare, è l’altro che autonomamente capisce e agisce di consequenzia”.
- “L’acqua bolliva, calò la pasta. Squillò il telefono, ebbe un momento d’esitazione, incerto se rispondere o no. Temeva una telefonata lunga, che magari non era facilmente troncabile e che avrebbe messo a rischio il punto giusto di cottura della pasta. Sarebbe stata una catastrofe sprecare la salsa corallina con un piatto di pasta scotta. Decise di non rispondere. Anzi, per evitare che gli squilli gli turbassero la serenità di spirito indispensabile per gustare a fondo la salsetta, staccò la spina.”
- “Si avviarono verso il paese, diretti al commissariato. Di andare dai carabinieri manco gli era passato per l’anticamera del cervello, li comandava un tenente milanese. Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva”.
- “…nei due anni di permanenza…aveva imparato a capire qualcosa dei siciliani. Non erano le parole che dicevano, non erano i gesti che facevano… bisognava stare attenti a come dicevano quelle parole, a come facevano quei gesti…sfumature, increspature, impercettibili mutamenti di ritmo e di intonazione…”
- “Mangiarono parlando di mangiare, come sempre succede”.
- “La prima cosa che il commissario notò sopra la scrivania di Pasquano, ‘n mezzo a carte e fotografie di morti ammazzati, fu una guantera di cannoli giganti con allato ‘na buttiglia di passito di Pantelleria e un bicchieri. Era cosa cognita che Pasquano era licco cannaruto di dolci. Si calò a sciaurare i cannoli: erano freschissimi. Allura si versò tanticchia di passito nel bicchiere, affirò un cannolo e principiò a sbafarselo talianno il paesaggio dalla finestra aperta. Il sole addrumava i colori della vallata, li staccava nettamente dall’azzurro del mare lontano. Dio, o chi ne faciva le veci, qua si stava addimostrando un pittore naïf. A filo d’orizzonte, uno stormo di gabbiani che se la fissiavano a fare finta di scontrarsi tra loro, in un virivirì di piacchiate, virate, cabrate che parivano ‘na stampa e ‘na figura con una squatriglia aerea acrobatica. S’affatò a taliarne le evoluzioni. Finito il primo si pigliò un secondo cannolo”.
- “È un gioco tinto, quello dei ricordi, nel quale finisci sempre col perdere.”
- “Accominzamo, con nova promissa, sta gran sulenni pigliata pi fissa!” frase che il commissario usava ripetere di primo mattino quando si susiva dal letto”.
- “Arriva un momento nel quale t’adduni, t’accorgi che la tua vita è cangiata. Fatti impercettibili si sono accumulati fino a determinare la svolta. O macari fatti ben visibili, di cui però non hai calcolato la portata, le conseguenze”.
- “Un autentico cretino, difficile a trovarsi in questi tempi in cui i cretini si camuffano da intelligenti”.