San Marco d’Alunzio è un borgo italiano sito sulla punta nord-orientale della Sicilia. Fondato nel IV secolo a.C., fa parte del club i ‘borghi più belli d’Italia’.
Si trova in provincia di Messina e sorge alle spalle della catena montuosa dei Nebrodi. Durante il periodo di dominazione greca fu un centro fiorente: il suo nome antico era Alontion, e fu uno dei pochi centri a battere moneta propria.
Conquistata dai Romani, col concludersi delle Guerre Puniche, Aluntium venne proclamata ben presto ‘municipium autonomo’. Fu questo il periodo di grande sviluppo per San Marco d’Alunzio, artistico ed economico; venne citata anche da Plinio e dallo stesso Cicerone, nel famoso processo contro Verre.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, Aluntium fu conquistata prima dai Bizantini, che la chiamarono Demenna, e poi dagli Arabi che la fortificarono con la cinta muraria. San Marco d’Alunzio diventò loro centro, amministrativo e politico, che dominava tutto il Val Demone.
Furono i Normanni a darle il nome di San Marco, in onore dell'evangelista, ma anche in ricordo della prima città conquistata in Calabria. Nell’XI secolo fu dominio di Roberto il Guiscardo degli Altavilla, che la scelse come punto di partenza e come presidio militare per la conquista della Sicilia. Fu in questo periodo che venne edificato il monastero delle monache benedettine e l'annessa chiesa del Santissimo Salvatore.
Fu presidio di diverse famiglie nobiliari fino al 2 settembre 1398, quando il re Martino I di Sicilia concesse la signoria di San Marco ad Abbo Filangieri; Filangeri (o Filingeri) e la sua famiglia rimasero governanti del borgo fino alla fine del feudalesimo. San Marco riassunse, in quel periodo, il suo status di centro economicamente e culturalmente ben sviluppato, e furono erette diverse chiese. Durante il governo dei Filangeri, nacque Girolamo Lanza, eremita e fondatore dei romiti del Monte Pellegrino.
Il 30 luglio 1862 il Consiglio Comunale di San Marco, per ricordare le antiche origini del centro, deliberò di aggiungere al suo nome, l'appellativo d'Alunzio: San Marco d'Alunzio.
Dell'antica città greca di Alontion, a oggi rimangono da visitare alcune strutture del Tempio di Ercole, poste nella parte bassa del terreno dove una volta sorgeva l’abitato. Di impianto bizantino sono la chiesa di San Teodoro, con decorazioni a stucchi del XVIII secolo, e l'Annunziata, di impianto paleo-cristiano.
Ai Normanni risalgono la chiesa del Santissimo Salvatore, con colonne arricchite da capitelli in pietra, con decorazioni bizantine a palma.
Di particolare interesse sono i ruderi del castello normanno e i reperti archeologici conservati al Museo Comunale San Teodoro e al Museo Parrocchiale San Giuseppe.
Da non perdere anche le altre chiese locali: la Chiesa madre, dedicata a San Nicola di Bari, e la Chiesa dell'Ara Coeli; entrambe realizzate in pietra e marmo della zona. Ma numerosi sono anche gli edifici adibiti al culto che conservano preziosi dipinti, stucchi, affreschi e tele: come la chiesa di Sant'Antonio, tempio pagano con facciata seicentesca, impreziosita da decorazioni e fregi, di San Basilio, edificata nel Medioevo, e di Santa Maria delle Grazie, che in un sarcofago simile a quello eretto per Federico II, nella cattedrale di Palermo, conserva le spoglie di Pietro Filangeri.
Da segnalare, è la tradizionale rappresentazione dei ‘Babbaluti’, durante la festa del Crocifisso di Aracoeli, che si tiene durante l’ultimo venerdì di marzo. La processione per la Settimana Santa, che si celebra ogni anno in questo piccolo borgo, è particolarmente suggestiva e ha origini antichissime.
Le prime testimonianze, la fanno risalire al Seicento, ma ci sono evidenze che la collocherebbero nel Quattrocento. Per molti studiosi invece, la processione degli incappucciati con tuniche indaco e guanti, poterebbe essere addirittura di origine medievale.
A piedi scalzi, gli incappucciati guidano il corteo di fedeli, portando in penitenza, il crocifisso del Scipione Livolsi (1652) a spalla. Il fercolo attraversa brevemente le vie del paese, per poi rientrare di nuovo nella Chiesa dell’Aracoeli dove verrà sistemato in un Sepolcro, allestito per l’occasione, sull’altare maggiore.
Autore | Enrica Bartalotta