Avete mai sentito parlare del coccodrillo della Vucciria?
- Oggi scopriamo insieme una leggenda metropolitana della città di Palermo.
- Prima di cominciare, sappiate che c’entra davvero un coccodrillo.
- Facciamo tappa al mercato della Vucciria, per un racconto che ci terrà incollati alla sedia.
La città di Palermo, non smette mai di stupirci. Il capoluogo è ricco di storie e leggende, alcune delle quali mescolano realtà e credenze popolari. Il bello è proprio questo: la fantasia ha dato vita a racconti singolari, in grado di affascinare grandi e piccino. La storia del coccodrillo della Vucciria è uno di questi. In un negozietto di via Argenteria 45, nel famoso mercato storico, appeso al soffitto ha fatto bella mostra di sé un coccodrillo (cuncutrigghiu in siciliano), imbalsamato. In passato i bimbi, tirati per mano lungo la strada dai genitori, all’improvviso si trovavano davanti il grande rettile e fantasticavano con la mente. Si ponevano mille domande su quel “mostro appizzatu”, con due lampadine al posto degli occhi. In tanti, naturalmente, hanno indagato sulle origini del coccodrillo della Vucciria. Era impossibile che non si creasse intorno a lui un particolare alone di fascino, mistero e anche paura. Ecco come si è giustificata la sua presenza.
Da dove arriva quel coccodrillo?
Tradizione vuole che sia stato pescato nel fiume Papireto, cantato così dal poeta monrealese Antonio Veneziano: “Traggo origine dal Nilo e il nome dal Papiro: ed io ch’ero stato onda del mare, ora son corso d’acqua terrestre”. Si è sempre creduto che nella palude formata dal Papireto, oltre ai papiri, ci fossero anche questi animali. Vincenzo Di Giovanni, nel suo Palermo Restaurato, scriveva: “…in questa palude vi si trovò un coccodrillo il quale è oggi (1612) nella Commenda di San Giovanni…” e anche Gaspare Palermo confermò nella prima metà dell’800 che un coccodrillo impagliato era appeso, nei pressi della Chiesa di San Giovanni alla Guilla, alla volta dell’ingresso del cortile adiacente.
Rimane da capire quando il coccodrillo fu trasferito dal cortile della Commenda di San Giovanni alla Guilla al negozio di via Argenteria. Nel 1872 lo scrittore Gioacchino Di Marzo riferisce di averlo visto appeso al soffitto della drogheria, illuminato da una lampadina che, dall’interno, emanava una sinistra luce dalle occhiaie. Giuseppe Pitrè sul finire dell’Ottocento racconta che le drogherie della zona avevano un loro “arsenale aromatico che non di raro si completava con un coccodrillo o con un serpente impagliato o, come volgarmente si dice imbalsamato”. Gli scrittori del passato, dunque, hanno spiegato la presenza di tale grosso animale alla “Vucciria”, tuttavia il suo rinvenimento nelle acque del “Papireto”, dove si saziava, pare, di creature indifese, resta ancora ricco di fascino e avvolto in un alone di mistero.