“Con i numeri a disposizione e le elaborazioni di virologi ed epidemiologi, possiamo aspettarci il raggiungimento del picco nel giro di 7-10 giorni e, ragionevolmente, la diminuzione del contagio”. Questo il parere del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha spiegato che “è importante parlare del raggiungimento del picco: perché i dati ci mostrano che i nuovi casi hanno smesso di crescere e i numeri dei positivi che vediamo, comunque elevati, sono da mettere in relazione al maggior numero di test fatti in questi giorni”.
“L’aumento del numero dei tamponi, per usare una parola che tutti conosciamo e che rimarrà nella nostra memoria, rappresenta la direzione giusta da seguire”, ha sottolineato Sileri.
“Lo ribadisco da diversi giorni e la scelta di incrementare il numero dei test è stata portata a regime: i tamponi, o comunque i test diagnostici, per individuare i positivi, vanno condotti su tutte le persone esposte e/o venute a diretto contatto con una persona colpita dal virus. I nostri sanitari, in primo luogo, vanno sottoposti a tampone – ribadisce – perché rappresentano la nostra più importante difesa dal contagio“.
“Medici, infermieri, volontari devono essere protetti, anche perché garantiscono il buon funzionamento del sistema sanitario in questo momento e ad essi devono essere rivolti screening anamnestici da altri medici competenti, per verificare e tracciare che all’inizio e alla fine del turno di lavoro, possano essere insorti dei sintomi aspecifici o specifici”, ha aggiunto Sileri.
“Nel caso in cui si individui un positivo tra di loro, devono essere sottoposti a screening sanitario i contatti di questi. Poi – rileva – ci sono le altre categorie di lavoratori da sottoporre a test regolari e ciclici: le forze dell’ordine, uomini e donne di cui il nostro Paese ha altrettanto bisogno; così come i farmacisti, gli addetti nei supermarket; i giornalisti, ovvero tutti coloro che hanno un’esposizione al pubblico frequente e regolare sempre sulla guida di un medico competente”.
Secondo il viceministro, “i test e la loro applicazione con criterio e con il supporto dell’anamnesi, sono la prima arma che abbiamo per contenere il virus, oltre il distanziamento sociale, perché significa fare contact tracing ed intervenire subito, prima ancora che possa esserci un’app in grado di fornirci dati utili. Concentriamoci su questa azione e vedremo che saremo in grado di fronteggiare molto meglio questa pandemia”.