I piatti tipici del Festino più amato dai Palermitani.
- Cosa si mangia a Palermo in occasione del Festino di Santa Rosalia?
- Nel mese di luglio ricade uno degli appuntamenti più sentiti ed emozionanti per tutta la città.
- Si celebra Santa Rosalia, una delle patrone della città, con una festa che include anche tanto gusto.
Il mese di luglio è molto importante per Palermo e i Palermitani. In particolare, nella notte tra il 14 e il 15 luglio si assiste al culmine dei festeggiamenti in onore di Santa Rosalia, la “Santuzza” della città. Prima dell’emergenza da Covid-19 si teneva tradizionalmente il Festino di Santa Rosalia, con spettacoli e una processione che culminava con i fuochi d’artificio sul mare del Foro Italico. Un momento di gioia e partecipazione condiviso da grandi e piccini. La pandemia ha imposto delle significative modifiche alle modalità di celebrazione, ma ci sono abitudini che non sono cambiate e non cambieranno mai. Sono le abitudini alimentari legate a questi giorni di festa. Guai, infatti, a fare mancare i tipici alimenti e le pietanze di questa ricorrenza! Scopriamole insieme.
Cosa si mangia a Palermo per il Festino di Santa Rosalia
Non c’è festino senza i babbaluci, cioè le lumache. Vengono preparate ad arte nella zona di piazza Kalsa, cuore storico della città. Si condiscono con tanto aglio e prezzemolo, quindi si mangiano – naturalmente rumorosamente – nei tavolini all’aperto. Non incontrano il gusto di tutti, ma sono un’esperienza da fare almeno una volta nella vita! Un autentica “palermitan experience”. Altra pietanza tipica è u purpu vugghiutu, cioè il polpo bollito. In Sicilia è un cibo di strada a tutti gli effetti. Viene preparato al momento e servito direttamente dagli ambulanti, dopo essere stato tagliato a tocchetti. A proposito di cibo di strada, non può affatto mancare lo sfincione, soffice e spugnoso: un pezzo tira l’altro. E non finisce certo qui!
Tra una portata e l’altra, a mo’ di passatempo, si sgranocchia ‘u scacciu, cioè un misto di semi di zucca salati, arachidi col guscio e ceci tostati. Viene venduto da grandi e colorate bancarelle, è un cibo della tradizione. Rimanendo in tema “sgranocchiare”, è quasi obbligatorio addentare una bella “pollanca“, cioè la pannocchia bollita. Anche questo cibo viene preparato nelle “putìe” o dagli ambulanti, in grossi pentoloni: è un perfetto cibo da passeggio. Il tutto va annaffiato da una birra “atturrunata”, cioè gelata. Per concludere in dolcezza, ci sono il muluni agghiacciato, cioè l’anguria bella fredda, tagliata e servita a fette dai chioschi e, perché no, un bel gelato ai gusti di scorzonera e cannella o una granita nei gusti della tradizione. Foto di Fabio Cavasenna.