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Cosa vedere a Casalvecchio Siculo.

  • Questo piccolo borgo medievale si trova in provincia di Messina, alle falde del Monte Elia.
  • Offre una splendida vista sull’Etna e sullo Stretto di Messina.
  • Si caratterizza per i vicoletti del centro storico e per l’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò: scopriamolo insieme!

Il viaggio alla ricerca dei borghi siciliani ci porta oggi a Casalvecchio Siculo, una cittadina che domina la valle d’Agrò. Da qui si gode di uno splendido panorama che va dalla cima dell’Etna alla costa Ionica e, ancora oltre, alle coste della Calabria sullo Stretto di Messina.  Il nome originario del paese era Palachorion, che in greco-bizantino  vuol dire Vecchio Casale. Visitare questo borgo significa compiere un vero e proprio tuffo nel passato. Di particolare rilevanza sono la chiesa Madre, le chiese di S. Teodoro e della SS. Annunziata e l’abbazia dei SS Pietro e Paolo d’Agrò. Il paesaggio di Casalvecchio è caratterizzato anche dalla presenza dell’albero di gelso. Fin dai tempi della regina Bianca di Navarra, che regnò in Sicilia dal 1402, si era incrementato l’allevamento del baco da seta, introdotta dai Saraceni, e la foglia di gelso è l’alimento naturale della larva del baco. La massima produzione di bachi da seta si raggiunse nel XIII secolo e cominciò a calare durante la seconda guerra mondiale.

I luoghi

  • L’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò è considerata una delle strutture architettoniche più antiche della Sicilia. La sua costruzione risale al 560 a.c. e, con le sue cupole arabe, i capitelli bizantini e la struttura tipicamente normanna (imponente e massiccia) regala una suggestiva combinazione di stili. La sua posizione isolata ed il suo contrasto con gli altri edifici del piccolo borgo le regalano un aspetto suggestivo e affascinante.
  • La Chiesa Madre fu edificata nel XVII secolo e dedicata a Sant’Onofrio. Duramente danneggiata dal terremoto del 1908, che colpì Messina in modo devastante, è stata ricostruita nel 1935. Il portale d’ingresso risale all’impianto originario e l’interno è caratterizzato da un pregevole soffitto ligneo a cassettoni e da un pavimento in pietra di Taormina.
  • Il Museo parrocchiale custodisce opere d’arte, paramenti, corredi  sacri e attrezzi dell’agricoltura e dall’artigianato antico. Di particolare pregio è la bella pala d’altare del 1497 con San Nicolò in cattedra attribuita ad un artista della sua scuola di Antonello da Messina. Vi sono tanti arredi sacri
  • La Chiesa di San Nicolò è la più antica delle chiese filiali del paese e custodisce una tela di san Nicolò di scuola Antonelliana e una statua lignea del ‘500 di sant’Antonio dai Padova. La Chiesa della Santissima Annunziata, in stile barocco e ricca di stucchi settecenteschi, fu asservita ai monaci basiliani che vi istituirono  la confraternita dell’Annunziata, comprende il campanile e rovine del monastero agostiniano.
  • Meritano di essere menzionate anche le fontane storiche: l’acqua Ruggia (o Reggia), la più antica del paese, così chiamata perché pare che qui si sia dissetato Ruggero II; l’acqua fontana, nella parte inferiore del paese, in cui l’acqua sgorga dalla bocca di un mascherone scolpito in pietra locale; l’acqua Panagosto, situata nella frazione di Fadarechi, dalla quale sgorga un’acqua particolarmente ricercata per le sue qualità oligominerali; la fontana dell’amore, nella frazione di San Carlo.
  • Pizzo Vernà è la più alta cima dei Peloritani. Da qui posto è possibile godere di un incomparabile panorama delle Isole Eolie.

Cosa mangiare

I piatti tipici di Casalvecchio sono, naturalmente, legati ai prodotti locali dell’agricoltura e della zootecnia. Non bisogna perdersi, in particolare, la gustosissima salsiccia, i maccheroni casarecci al sugo e la focaccia con condimenti vari . Da segnalare, la carne di agnello al forno e la porchetta di maiale nero dei Peloritani. Di ottima qualità è la produzione di vino,  di olio e salumi confezionati da carne proveniente da allevamenti  propri.

Foto: Ludvig14

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