Il Natale italiano sarà anche rosso. Rosso come Babbo Natale e rosso come i nostri conti bancari, ma a festeggiare il Capodanno ci sarà sicuramente uno spumante di casa nostra; in tutto il mondo.
300 milioni: è il numero di bottiglie di spumante italiano che sono state spedite all’estero quest’anno per i festeggiamenti del 31 dicembre.
E mentre la spesa che gli italiani hanno deciso di dedicare al 25 tra cibo, regali e addobbi cala (ovvero 8,2 miliardi in meno rispetto allo scorso anno), dal nostro Paese aumentano le esportazioni, che portano nuova linfa vitale al commercio.
Sono le bollicine. In testa Prosecco e Asti, che da quest’anno non solo occuperanno molto più volentieri le tavole degli italiani, ma anche quelle straniere di oltreconfine.
Lo ha detto la Coldiretti: quest’anno l’Italia raggiungerà il record storico di bottiglie di spumante vendute all’estero.
Una media del +22% se si considerano i dati che sono arrivati alla confederazione, delle bollicine Made in Italy. Si parla infatti di un +50% solo in Gran Bretagna, che da quest’anno diventa il primo mercato di riferimento per lo spumante italiano. Stabili altre Nazioni storiche amiche del vino dei festeggiamenti, come Germania (al terzo posto della classifica export) e Stati Uniti.
Ma quest’anno è stato soprattutto l’anno delle novità: lo spumante italiano ha infatti superato le vendite di champagne anche nei nuovi, floridi mercati di Russia e Cina. La Cina in particolare, ha chiuso l’anno con un +195% di importazioni, un risultato che si traduce nel triplo delle bottiglie di spumante acquistate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Ma ‘esportazione’ è anche la parola d’ordine di diverse aziende siciliane.
Oltre a quelle impegnate nel settore agricolo, e in alcuni casi gastronomico, la Sicilia diventa esempio, alla fine dell’anno, di quei modesti segnali di ripresa dalla crisi di cui parlava il ministro Pier Carlo Padoan.
Secondo Confindustria Sicilia e SACE, anche sull’Isola ci sono aziende che hanno provato a combattere la crisi uscendo fuori dai confini regionali e nazionali. Come l’Azienda Sim di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, dove ci si occupa di tubature e apparecchiature per il settore del petrolchimico; l’estero costituisce il 90% del suo fatturato. In soli 15 anni, Sim è riuscita a vendere il suo prodotto in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Serbia e Bulgaria, dando lavoro a 300 siciliani.
Sempre nell’ambito della tecnologia si trova Cappello Alluminio, una società ragusana che fabbrica impianti fotovoltaici che ha proprio nel Kenya il suo maggior cliente.
Ad Alcamo invece, in provincia di Trapani, c’è Pet Food; l’azienda guidata da Vincenzo Adragna, esporta mangimi e prodotti per animali da 40 anni, in ben 30 Paesi del mondo.
E per tornare alle eccellenza gastronomiche, in lista c’è anche una start-up: Amorfood. Da un’idea di due palermitani, Andrea Mulé e Andrea Di Rosa, un’impresa che mette insieme gusto gastronomico ed itinerari turistici; il progetto è stato illustrato solo un mese fa anche al Qatar, e ha riscosso un grandissimo successo.
Autore | Enrica Bartalotta