Antichi rimedi siciliani: ‘a cucuzzedda ru sonnu.
- Tra gli antichi rimedi popolari, ce n’è uno che veniva considerato particolarmente adatto per combattere l’insonnia.
- Noto anche come “paparina“, era utilizzato per realizzare una tisana.
- Altro non erano che semi maturi di “papaverum somniferum” o “papavero da oppio”: scopriamo insieme come si utilizzavano.
I disturbi del sonno sono da sempre stati uno dei problemi più fastidiosi. Nella medicina popolare siciliana non mancano i rimedi in tal senso, come quello che stiamo per conoscere più da vicino. Da tempo immemore i semi o anche i bulbi del Papaverum Somniferum (papavero da oppio) sono stati utilizzati come calmante e analgesico, non solo per gli adulti, ma anche per i bambini. La pianta è nota, proprio per queste sue proprietà, come ‘a cucuzzedda ru sonnu o anche paparina. Per fare addormentare i bimbi si preparava un infuso che aveva un effetto immediato (spesso si univano semi di papavero e camomilla). Si tratta di una pianta molto antica. Già nell’antica Grecia era simbolo di Morfeo (dio dei sogni), di Nyx (dea della notte) e di Thanatos (dio della morte).
Le proprietà della pianta
Il nome scientifico ne sottolinea le proprietà psicolettiche dovute all’azione di vari alcaloidi, principalmente la morfina, presenti nell’oppio grezzo, una sostanza lattiginosa secreta dalla tipica capsula seminifera che caratterizza il genere Papaver. Nell’antica Roma la pianta veniva utilizzata come farmaco. A partire dal Medioevo, però, la coltivazione fu scoraggiata e comparve in seguito per via dell’influenza araba. I semi del papavero da oppio si impiegavano per curare tosse, diarrea e dolori vari. Decotti e infusi (fatti con foglie, petali, a basso contenuto di alcaloidi oppiacei, a volte le capsule vere e proprie, o meglio le teste cioè i frutti maturi o immaturi, la parte che viene incisa per la produzione dell’oppio), sotto il nome di “papagna“, erano utilizzati nel sud Italia come antidolorifici naturali.
A cosa serve la paparina siciliana?
‘A cucuzzedda ru sonnu si raccoglieva nei mesi di giugno e luglio, dopo la caduta dei petali. Si capovolgeva e si faceva essiccare all’ombra. A essiccazione avvenuta si utilizzavano le capsule con cui era preparato un infuso. La bevanda era un calmante per lattanti e bambini irrequieti. Le proprietà anestetiche, infatti, si impiegavano per lenire le colichette dei lattanti, i dolori della dentizione e anche per agevolare il sonno. La specie contiene diverse sostanze ad azione stupefacente, tra cui morfina, tebaina, codeina, papaverina, e noscapine. L’utilizzo andò scomparendo, quando in Italia la coltivazione fu vietata, se non per fini di ricerca. I semi, a basso contenuto di alcaloidi, sono utilizzati comunemente nella cucina di diverse culture.
Per concludere, vi ricordiamo che quanto avete appena letto ha un valore semplicemente informativo. Non si tratta in alcun modo di un consiglio per la salute: ricordate sempre di fare la massima attenzione, quando vi documentate sui rimedi naturali.