San Calogero di Sicilia si presume sia nato nel 466 in Calcedonia, una colonia greca situata in quello che oggi è il moderno quartiere Kadıköy di Istanbul. Venerato sia dalla chiesa Cattolica che da quella Ortodossa, San Calogero festeggiato in molti paesi della Sicilia di cui è anche, in qualche caso, patrono.
Calogero era un monaco eremita, che nacque da genitori Cristiani. Fin da subito, si approcciò al Cristianesimo, che decise di far conoscere agli abitanti della Sicilia.
Secondo un breviario siculo-gallicano, che lo vede nativo di Costantinopoli già nel I secolo e non nel V, Calogero, durante un viaggio a Roma, chiese permesso a San Pietro apostolo di recarsi in eremitaggio in Sicilia con i suoi compagni: Filippo, Onofrio e Archileone, per iniziare l’apostolato. Il primo si recò ad Agira (in provincia di Enna) mentre gli altri due si fermarono a Sutera (in provincia di Caltanissetta); Calogero invece sbarcò a Lipari, e da qui, dopo diversi anni, si spostò a Sciacca, il luogo in cui passò gran parte della sua vita.
Gli scritti del monaco Sergio, che lo vedono invece contemporaneo del V secolo, attestano che Calogero scappò in Sicilia dalla Tracia, dov’era perseguitato per il suo credo. Sbarcò a Lilibeo, antico insediamento dove oggi sorge la città di Marsala (Trapani), e da lì iniziò la sua attività di taumaturgo e di eremita, per cui è noto ancora oggi.
Un viaggio, che lo portò nelle grotte e antiche necropoli della Sicilia, una di queste, la più nota, si crede sia stata anche l’ultima tappa del suo peregrinare: il monte Kronio o di San Calogero, dove morì, nella notte tra il 17 e il 18 giugno del 561. Qui infatti, nel 1530 venne eretta la Basilica Santuario che viene usata ancora oggi, dai cittadini di Sciacca, per le celebrazioni legate al culto del 18 giugno.
Ma il culto del ‘Santo nero’ è anche molto sentito e celebrato a Naro, in provincia di Agrigento e nella stessa Agrigento, che viene definita ‘capitale di San Calogero’.
A Naro, il culto parte già dalle prime ore del 15, giorno in cui la statua del Santo viene portata dalla cripta sottostante la chiesa, all’altare. I festeggiamenti culminano il giorno 18, quando viene issata sulla straula o ‘carro dei Miracoli’ e trasportata dal Santuario fino alla Chiesa Madre, con una corda tirata dai fedeli, spesso a piedi scalzi, al grido di ‘viva Diu e San Calò’. Un’altra processione, trasporterà la statua, nel pomeriggio del giorno 18, dalla Chiesa Madre alla chiesa di San Francesco, per concludersi poi di notte, con uno spettacolo pirotecnico. Il giorno successivo, il Santo viene portato di nuovo al Santuario; la processione termina, e così i festeggiamenti, con la Santa Messa. Infine, il simulacro ritorna presso la cripta. Durante l’ottava dei festeggiamenti, il giorno 25, il Santo viene portato nuovamente in processione per le vie cittadine.
San Calogero viene portato in processione anche il giorno 11 gennaio, quando i cittadini ringraziano il Santo di aver preservato Naro dal terribile terremoto del 1693, che distrusse quasi interamente il Val di Noto.
Particolare e significativa, è la tradizione del pane che viene portato al Santuario, nel corso dei festeggiamenti di giugno, per essere benedetto. Il pane viene modellato in diverse forme che rappresentano le parti del corpo miracolate da San Calogero. Dopo la benedizione, il pane viene in parte distribuito ai fedeli e in parte reso ai produttori, che lo condivideranno con amici e parenti. Non è inusuale, durante tutto l’anno, vedere persone portare il pane a benedire presso il Santuario.
Particolare, è anche il culto di Petralia Sottana, in provincia di Palermo, che intreccia devozione cristiana e riti pagani del dio greco-romano Kronos (Saturno). Considerato Patrono della cittadina e protettore del raccolto, la statua di San Calogero, (opera di frate Umile Pintorno da Petralia, del XVII secolo) viene portata a spalla dai fedeli sulla ‘vara’, un fercolo in legno dal peso di ben 18 quintali. L’opera viene addobbata con ex voto, rose, gigli e soprattutto spighe, ma anche fave e amarene. La processione di fedeli, autorità e curiosi, è preceduta dai ‘giocatori di palio’, che fanno volteggiare la pertica, denominata ‘palu i San Calò’, con l'effigie del Santo. Stesso discorso per Aliminusa (Palermo), cittadina in cui San Calogero viene festeggiato il 24 agosto, in concomitanza con la fiera agricola.
A Sciacca, dove Calogero è compatrono, il giorno precedente e antecedente alla festa vengono dedicati ad una processione, spesso a piedi scalzi, fino alla Basilica Minore sita sul monte Kronio.
A San Salvatore di Fitalia (ME) erano custodite le reliquie di San Calogero, dai monaci basiliani del convento di Fragalà, attualmente si trovano si trovano a Frazzanò (ME).
Il 20 e 21 agosto a San Salvatore di Fitalia si celebra la festa di San Calogero , con processione della vara con la Statua del Santo nei caratteristici "viaggi", che vede l'afflusso di migliaia di pellegrini da tutta la provincia di Messina.
Autore | Enrica Bartalotta