La Cuba Sottana o Castello della Cuba è un edificio arabo-normanno, che si trova a Palermo, all'interno dell'omonimo quartiere. Viene definita ‘sottana’ per distinguerla dalla Cuba ‘soprana’, posta all’interno della settecentesca Villa Napoli.
Dall'arabo ‘qubba’, cioè ‘cupola’, la struttura fu costruita nel 1180 per il re Guglielmo II, al centro di un ampio parco nominato Jannat al-ard. Il Genoardo comprendeva anche la Cuba Soprana e la Cubula, e faceva parte dei Sollazzi Regi, un circuito di splendidi palazzi dedicati appunto agli svaghi del re e della sua corte.
La Cuba era stata originariamente pensata come padiglione di delizie, ossia un luogo in cui il re e la sua corte potevano trascorrere ore piacevoli al fresco delle fontane e dei giardini, per il riposo nelle ore diurne e per le feste e cerimonie la sera. Era circondata da un bacino artificiale profondo quasi due metri e mezzo: l'apertura più grande, sul fronte settentrionale, si affacciava sull'acqua. L'epigrafe posta sul muretto d'attico, attesta data e committenza, parte questa dispersa, che fu ritrovata nel XIX secolo da Michele Amari, ed esposta in una sala a lato.
Nei secoli successivi, la Cuba fu destinata agli usi più vari; il lago fu prosciugato e sulle rive furono costruiti dei padiglioni, usati come lazzaretto, per la peste del 1576 e del 1621. Fu in seguito alloggio per una compagnia di mercenari borgognoni, e infine proprietà dello Stato nel 1921. Negli anni Ottanta, comincia il restauro che riporta alla luce le strutture del XII secolo.
L’edificio coniuga elementi dello stile romanico nord-europeo, con elementi bizantini, e la tradizione costruttiva e ornamentale della civiltà araba. Dall'esterno, la Cuba si presenta dunque in forma rettangolare, con muri spessi e poche finestre (fatta eccezione per il lato nord-orientale rivolto verso il mare); al centro di ogni lato sporgono quattro corpi a forma di torre: il corpo più sporgente costituiva l'unico accesso al palazzo dalla terraferma. I muri esterni sono caratterizzati da archi ad ogiva; nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da pilastrini in muratura.
L'interno era diviso in tre ambienti, allineati e comunicanti tra loro. Al centro si trovano i resti di una splendida fontana in marmo, tipico elemento delle costruzioni arabe, che fungeva a rinfrescare l’ambiente, oltre che a d arredarne piacevolmente gli spazi; ne ritroviamo una anche presso il Palazzo della Zisa. La sala centrale era decorata in muqarnas, soluzione architettonica e ornamentale araba, caratterizzata da preziosi intarsi nella pietra, che abbelliscono anche il Palazzo della Zisa e i soffitti della Cappella Palatina di Palermo.
Proprio presso la Cuba, Boccaccio ambientò una delle novelle del suo “Decameron”, la sesta della quinta giornata, che narra le vicenda della storia d'amore tra Gian di Procida, eroe del Vespro, e Restituta, una giovane ischitana rapida dai siciliani come regalo per il re, Ferdinando II d’Aragona.
Autore | Enrica Bartalotta