Pantelleria è davvero un’isola magica. Ha una natura vulcanica e un’anima bellissima e selvaggia. Basta osservarne i paesaggi o scrutare l’orizzonte per sentirsi subito trasportati in uno spazio e un tempo distanti da tutto. Quest’isoletta, chiamata la Perla Nera, si caratterizza per infiniti motivi, tra cui è doveroso inserire anche il Dammuso. Si tratta di una costruzione della tradizione, che prende il nome dal termine siciliano “dammusu”, che significa “volta” o “intradosso”. In generale, con questa parola si indicano due strutture architettoniche tipiche. Una è la casa storica dei Monti Iblei, costituita da una grotta naturale, ampliata nei secoli. L’altra è, appunto, quella di cui parliamo oggi, quella pantesca.
Il dammuso di Pantelleria è un elemento caratteristico del paesaggio dell’isola ed è frutto della civiltà araba e del lavoro dei contadini. Le sue origini sono incerte, ma probabilmente remote. Potrebbe essere nato come elemento rurale, che tiene conto delle peculiarità dell’isola: vento, caldo, scarsità di piogge e molto materiale lavico. Gli esempi più semplici sono costruzioni in pietra lavica locale, murata a secco con un duplice paramento di pietre sbozzate a spacco e mura di notevole spessore. La pianta, di solito, è quadrangolare e viene sormontata da una copertura a cupola o, più raramente, a botte. Questa è imbiancata a calce e usata per la raccolta delle acque piovane che alimentano le cisterne. Entrando all’interno, c’è altro da scoprire.
Vi sono alcuni elementi di arredo architettonico tipici del dammuso di Pantelleria. Sono la casena (cioè una nicchia nelle pareti), la ducchena (una banchina in pietra addossata alle pareti), la pinnata (una tettoia con travature in legno e copertura di canne) e il passiaturi (cioè una sorta di corridoio scoperto per il collegamento di ambienti diversi). Quasi sempre, all’esterno, c’è un piccolo giardino, spesso coltivato. In alcuni casi vi si può trovare il classico giardino pantesco. Foto: mauro – CC Attribution 2.0 Generic.