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Stanno per essere scarcerati diversi boss dei clan di Bagheria, Villabate, Ficarazzi, Altavilla Milicia e Casteldaccia. Il gup Sergio Ziino nel novembre 2015 li aveva condannati per associazione mafiosa, estorsione e omicidio, ma non ha ancora depositato le motivazioni della sentenza e stanno per scadere i termini di custodia cautelare. La sentenza d'appello dovrebbe arrivare entro quattro mesi; impossibile, considerando che in assenza del deposito del provvedimento non sono stati ancora presentati i ricorsi in appello e non è stato ancora fissato l'inizio del processo di secondo grado.

A rischio di scarcerazione anche Michele Modica e Emanuele Cecala, il primo ergastolano, il secondo condannato a 30 anni per l'omicidio di Antonio Canu, ucciso a Caccamo il 28 gennaio 2005. Il processo nasce dall'operazione antimafia denominata "Reset", che nel giugno 2014 portò in carcere 31 persone tra boss e gregari della mafia palermitana. L'inchiesta si basò anche sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Stefano Lo Verso, Vincenzo Gennaro e Sergio Rosario Flamia, quest'ultimo per anni confidente dei servizi segreti, che ha svelato retroscena di decine di omicidi gli assetti del potere mafioso della provincia.

Il procedimento in abbreviato si concluse con pesanti condanne per 24 imputati. Alla sbarra anche Nicolò Lipari e Pietro Lo Coco, che ebbero 10 anni, Giuseppe Di Fiore, il fratello del boss bagherese Leonardo Greco, Nicolò, fedelissimo di Bernardo Provenzano e Carlo Guttadauro. L'inchiesta portò alla luce, oltre all'omicidio Canu e a un tentato omicidio, 44 episodi di estorsioni e numerosi danneggiamenti.