Un’inchiesta degli Università degli Studi di Palermo sul dialetto siciliano rivela che a parlarlo sono 7 isolani su 10, ma in famiglia. Sono ancora molti i pregiudizi legati alla lingua siciliana.
Che la lingua siciliana sia una delle più nobili, dovrebbe essere ormai risaputo, ma pare non sia così. Sono ancora molti i pregiudizi sul dialetto siciliano, come rivela un’inchiesta dell’Università di Palermo.
Lo studio, di cui si legge sulle pagine di Repubblica, è stato guidato dal Prof. Giovanni Ruffino. Era mirato a comprendere quale fosse la differenza tra siciliano e italiano, sulla base delle risposte dei bambini.
Tra le risposte dell’inchiesta si legge, dunque: “La mafia, i ladri e i bambini maleducati parlano in siciliano. La polizia, la maestra e i bambini perbene si esprimono in italiano”; “Viene usato dalle persone un po’ inferiori, invece la lingua italiana viene usata dalle persone più educate e che tengono alla loro reputazione”; “Le persone si aspettano che sono una ragazzina sistemata, se parlo in siciliano possono dire che maleducata sta ragazzina”.
Il professor Ruffino ha spiegato a Repubblica: “Chiedere a bambini di nove e di dieci anni quale sia, secondo loro, la differenza tra lingua e dialetto può sembrare un esperimento ardito, e invece ha dimostrato che in Sicilia esiste il massimo livello di dialettofobia di tutta Italia”.
Un dato che stupisce, soprattutto perché la Sicilia, in Italia, è seconda solo alla Campania per quanto riguarda la diffusione della sua lingua. Sette siciliani su dieci parlano il siciliano in famiglia.
Dalla ricerca, stando alle parole di Ruffino emerge altrettanto che “Il pregiudizio verso il “dialetto” è tanto più forte e radicato quanto più il livello sociale e culturale è basso“.