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Dissesto Italia: Alluvioni e Frane aumentano, colpa del clima o dell’uomo?

Le recentissime, drammatiche, alluvioni hanno riportato a galla, ahinoi, l’annosa questione deldissesto idrogeologico, una delle piaghe incurabili del nostro Bel Paese. Già nel Maggio del 2013, quando Legambiente ed Università Iuav di Venezia promuovettero la prima conferenza internazionale sul tema dell’adattamento climatico in ambito urbano, apparì estremamente chiaro che le nostre città diventano sempre più calde con un aumento delle temperature medie che si è verificato negli ultimi 30 anni ed in particolare nell’ultimo decennio. Tutto ciò, è inutile negarlo, determina un aumento dei fenomeni estremi violenti come trombe d’aria ed alluvioni… fenomeni, questi, indiscutibilmente esacerbati dalla scellerata trasformazione del territorio. Ad avvalorare la suddetta tesi ci ha pensato, attraverso una grande inchiesta multimediale sul dissesto idrogeologico in Italia, Legambiente in collaborazione con ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), CNAPPC (Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori), CNG (Consiglio Nazionale dei Geologi) ed un gruppo di giornalisti indipendenti di Next New Media. Il reportage, battezzato #dissestoitalia, riporta alla luce i luoghi simbolo del dissesto attraverso analisi, immagini, dati e testimonianze, tutte sapientemente raccolte in un webdoc di facile consultazione.

I dati emersi dalla Conferenza di Venezia sono maleddettamente eloquenti: analisi e ricerche descrivono con sempre maggiori dettagli le modifiche avvenute negli ecosistemi, mentre l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi diventano una costante da Nord a Sud con impatti sociali che, proprio nelle aree urbane, determinano conseguenze spesso drammatiche.Dati alla mano si concepisce come in Italia stia aumentando la frequenza di fenomeni estremi violenti come trombe d’aria ed alluvioni che sempre più spesso fanno registrare danni ingentissimi e vittime perché aggravati da decisioni scellerate di trasformazione del territorio e degli ecosistemi (fiumi intubati, aree urbane completamente impermeabilizzate, edifici realizzati in aree a rischio idrogeologico, inadeguatezza della rete di convogliamento delle acque piovane ecc.).
Il problema, a nostro parere, è che dovremo adattarci a questa nuova realtà. Nel nostro Paese, purtroppo, i cambiamenti climatici sono un dato di fatto e dovremo fare il possibile per ridurre l’impatto delle attività antropiche sul clima per non peggiorare ulteriormente la situazione. Basti pensare che, dati alla mano, dal 1910 (alluvione sulla Costiera Amalfitanaal 2000 (alluvioni su Marche, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria e Lombardia) gli eventi funesti (gravi danni e vittime) si verificavano, mediamente, ogni 6,2 anniDal 2000 al 2014 (alluvioni di Emilia, Toscana, Veneto e Lazio compresela media è drasticamente crollata ad 1 annoCiò che probabilmente non si riesce a far comprendere alla classe politica è che, purtroppo, ad essere in gioco non è solo la salute del nostro territorio ma la vita dei cittadini. Senza prevenzione ed azioni mirate difficilmente si potrà capovolgere questa maledetta tendenza.

Ruolo di primo piano, a tale proposito, riveste la Meteorologia: le previsioni del tempo migliorano di anno in anno grazie alla qualità dei modelli fisico-matematici di simulazione dell’atmosfera ma, soprattutto, grazie al progresso dell’informatica che deve necessariamente seguire di pari passo le “esigenze”, sempre più complesse, di Madre Natura. La speranza è che, nei prossimi anni, si potrà finalmente disporre di strumenti molto più efficaci per prevenire le conseguenze dell’estremizzazione climatica.

Angelo Ruggieri

Staff Siciliafan