Riuniti per la prima volta a Palermo i docenti italiani di Diritto canonico dell’ADEC, per fare il punto, a 40 anni esatti dall’Accordo di Villa Madama, sulla legislazione nei rapporti tra lo Stato italiano e le diverse Confessioni presenti sul territorio nazionale. Il lavoro e i passi avanti della Commissione Intese e Libertà religiose della Presidenza del Consiglio.
A quarant’anni esatti dell’Accordo di Villa Madama – siglato tra il Governo italiano e la Santa Sede per regolare i rapporti tra Stato e Chiesa – e della prima intesa, stipulata con la Tavola Valdese, ancora oggi numerose confessioni religiose, presenti con grandi numeri in Italia come l’Islam o la comunità rumena-ortodossa, sono senza “intesa”. E’ al lavoro da circa otto mesi la Commissione Intese e Libertà religiose della Presidenza del Consiglio che ha già istruito una decina di pratiche e firmato un mese fa due proposte di modifica agli accordi con la Tavola Valdese e l’ADI (Assemblee di Dio in Italia) che riguardano l’8 x1000. Ma altre attendono da tantissimi anni.
Se ne è discusso durante il convegno nazionale dell’ADEC, l’associazione dei docenti di Diritto canonico che si sta tenendo per la prima volta in assoluto a Palermo. Due giorni di lavori allo Steri durante i quali gli studiosi stanno analizzando lo “stato dell’arte” per riflettere sugli sviluppi della legislazione pattizia e unilaterale nei rapporti tra lo Stato e le diverse Confessioni, e più in generale, il fenomeno religioso. Il convegno – a cui oggi è intervenuto il Rettore Massimo Midiri – è stato organizzato dalla Cattedra di Diritto ecclesiastico e canonico dell’Università degli Studi di Palermo coordinata da Mario Ferrante, delegato del Rettore per i rapporti con la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, col supporto del Direttivo dell’ADEC. Dal confronto tra gli studiosi, è risultata evidente la necessità di revisione della normativa giuridica e riconoscimento di importanti e numerosi gruppi religiosi presenti sul territorio italiano.
“Tra le confessioni che non hanno un’intesa, c’è di sicuro l’Islam, ma anche i rumeni-ortodossi che stanno aspettando da circa 10 anni. E questo evidenzia come sia necessaria e improrogabile una regolamentazione giuridica bilaterale per confessioni che ormai rappresentano la maggioranza delle nuove comunità” spiega Maria d’Arienzo, presidente dell’Adec. “Questo convegno è un’occasione molto importante perché ricorrono i quarant’anni dalla revisione dei Patti Lateranensi del 1929, e dalla stipula con la prima intesa con la Tavola Valdese – dice Mario Ferrante – Quindi facciamo il punto e capiamo cosa si può fare per il futuro”.
Lo “stato dell’arte” è stato delineato dal presidente della Commissione Intese e Libertà religiose della Presidenza del Consiglio, Geraldina Boni: “La Commissione si è insediata a gennaio e da allora abbiamo lavorato a tappe forzate per istruire una decina di pratiche e già sono state firmate le modifiche di intesa con la Tavola Valdese e l’ADI (Assemblee di Dio in Italia). Ma altre ne arriveranno entro l’anno”. Per Raffaele Coppola, direttore del Centro di ricerca “Renato Baccari” dell’Università di Bari, “una revisione è necessaria dopo 40 anni perché nel frattempo la legislazione ecclesiastica è andata avanti, con intese con le confessioni di minoranza”, mentre Alessandro Ferrari, ordinario dell’Università dell’Insubria, sottolinea come “stipulare l’intesa con lo Stato italiano sarebbe un importante momento per l’integrazione dei musulmani in Italia. È la registrazione del capitale sociale che un gruppo religioso ha, il riconoscimento della piena cittadinanza nel contesto nazionale”. Conclude il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, “Einaudi diceva sempre che bisogna conoscere per deliberare, questa è invece una riflessione che l’accademia consegna alla politica”.