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A caccia di dolmen in Sicilia: dove trovare i megaliti del mistero

La Sicilia ha alle spalle una storia molto articolata. Nel corso dei secoli, il suo territorio è stato solcato da moltissimi popoli, ognuno dei quali ha lasciato preziosi segni a livello culturale e architettonico. Come accaduto per altre aree del Mediterraneo, anche la nostra isola ha rivelato la presenza di dolmen, in diverse parti del territorio.

Le strutture dolmeniche sono tipi di tombe megalitiche preistoriche a camera singola. Insieme ai cromlech e ai menhir, costituiscono il tipo più noto tra i monumenti megalitici. La loro realizzazione si colloca solitamente lungo un arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C., sebbene in Estremo Oriente il loro uso si prolungò fino al I millennio a.C.

I dolmen sono costituiti da due o più piedritti verticali, che sorreggono l’architrave composto da uno o più lastroni orizzontali. La costruzione, in origine, era ricoperta, protetta e sostenuta da un tumulo. Numerosi esempli di questo tipo sono stati trovati in Europa e in Italia: la Sicilia, insieme alla Sardegna, alla Puglia e alla Liguria è una delle regioni in cui sono stati rinvenuti.

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Dove trovare i dolmen in Sicilia?

Per quanto riguarda la nostra isola, si possono ammirare dei dolmen in tante zone, sia nell’entroterra che lungo la costa. Dal territorio di Rosolini a quello di Butera, da Avola a Mazzarino, come si può facilmente intuire, si va da un capo all’altro della regione. Da sempre, intorno ai dolmen si è sviluppato un certo alone di fascino e mistero. Gli studiosi studiano con interesse questi monumenti che, nel Nord dell’Europa hanno dimensioni maggiori e, grazie ai progressi dell’archeologia, si è compreso a cosa servissero.

Cava di Lazzaro

Il nostro viaggio alla ricerca dei dolmen in Sicilia parte da Cava di Lazzaro, nel territorio di Rosolini (Siracusa). In una delle sue terrazze naturali, qualche anno fa, sono stati rinvenuti due grossi blocchi di pietra disposti ad angolo convesso che dovevano formare una costruzione semicircolare.

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I due macigni, sbozzati con la mazza, poggiano sul suolo calcareo. La parte posteriore è accostata al dislivello del terreno, per facilitare l’interramento dell’intera costruzione. Un taglio obliquo percorre la superficie superiore di ambedue i massi.

Cava Lazzaro – foto di Davide Mauro – Opera propria, CC BY-SA 4.0.

Questa sagomatura della pietra, ripetuta probabilmente anche sulle altre scomparse, fa pensare alla sovrapposizione di una sequenza ordinata di lastre che, disponendosi in maniera obliqua, avrebbero ristretto la superficie di copertura in modo da generare una falsa cupola. Ancora disposti in cerchio, si notano i frammenti di quella che avrebbe potuto essere un edificio funerario.

Il sito è molto noto per la tomba Orsi: questa tomba a “grotticella” risale all’Età del Bronzo antico e presenta un prospetto monumentale con finti pilastri di decorazioni geometriche. Oggi, del dolmen di Cava Lazzaro resta dunque solo una parte del recinto pseudo-rettangolare che circondava la sepoltura.

Butera

Proseguiamo a Butera, dove è stata rinvenuta una necropoli preistorica nel quartiere di Piano della fiera, in cui si può ammirare una cista dolmenica, cioè un monumentino di forma cubica. Questa insolita architettura richiama pratiche culturali miste, sicane e greche insieme, che consistevano nella collocazione di vasi contenenti resti umani all’intrerno delle camerette preistoriche. È stata riutilizzata in periodo greco.

Alla sorgente del fiume Tellesimo, presso Cava dei Servi, si conserva una costruzione di forma ellittica, costituita da quattro piastre rettangolari, infisse nel terreno, sulle quali se ne dispongono altre tre, inclinate quanto basta per ridurre la superficie di copertura e formare una falsa-cupola. All’interno della camera, una grande lastra calcarea fratturata in quattro punti costituiva il tetto dell’edificio, rovinato al suolo a causa del progressivo scivolamento della struttura.

Avola

Avola, invece, custodisce un edificio composto da un’enorme “tavola calcarea”, di spessore variabile, poggiante su due piedritti. La tavola misura otto metri di lunghezza e cinque metri e mezzo di larghezza. Sulla superficie della lastra si notano dieci piccole buche rettangolari ricavate nella parte più spessa del calcare e diversamente orientate per non indebolire la consistenza del piano: si tratta di tombe di bambini. Al di sotto della piattaforma si apre un antro di 30 m² circa, aperto su due lati (nord-ovest e nord-est) e alto poco più di un metro e mezzo.

Monte Bubbonia

Un altro dolmen si trova sul monte Bubbonia, a pochi chilometri da Gela, nel territorio di Mazzarino. Ricavato da sfaldature colossali della roccia, ha una forma rettangolare. La piastra calcarea che funge da copertura (incassata posteriormente al rialzamento naturale del terreno), poggia su due monoliti che corrono paralleli tra di loro e determinano una camera di circa 2,60 m². È sicuramente una tomba, anche se di dimensioni ridotte, con l’estremità posteriore poggiata al declivio del colle per facilitarne la tumulazione.

Sicilia occidentale

Andando alla parte occidentale della Sicilia si conoscono solo due dolmen: a Mura Pregne, sul versante nord orientale di Monte San Mauro, tra i comuni di Termini Imerese e quello di Sciara, nel palermitano, e a Sciacca, in contrada “San Giorgio”.

Il dolmen di Mura Pregne ha una pianta rettangolare, del tipo “a corridoio”, formato da quattro grossi blocchi (due per lato) perfettamente sbozzati e infissi nel terreno, sui quali è posto un lastrone di copertura. Una seconda lastra gli si adagia accanto in posizione obliqua e un terzo, che avrebbe concluso il tetto, potrebbe essere quello giacente davanti al suo ingresso. La costruzione raggiungeva i tre metri di lunghezza.

Il dolmen di Sciacca si trova nei pressi della Statale 115, a oriente del fondo di “Femmina Morta”. Venne scoperto nel 1930 tra un gruppo di massi di tufo conchigliare ed è ritenuto una sepoltura. Tutt’intorno sono stati rinvenuti frammenti ceramici risalenti al bronzo antico.

Foto in evidenza di Salvatore Piccolo (CC BY-NC-SA).

Redazione