Il viaggio alla scoperta della storia della Sicilia ci porta oggi a parlare di alcune donne siciliane molto particolari. Queste donne del passato sono state pericolose, in alcuni casi ammalianti, sicuramente letali. I racconti popolari della Sicilia che fu includono anche le loro vicende: chiamatele streghe, fattucchiere, maghe, sta di fatto che hanno compiuto azioni non poco cruente.
Tra le storie più conosciute di Palermo, vi è quella della vecchia dell’aceto. Nel XVIII secolo visse nel capoluogo Giovanna Bonanno, povera e mendicante, considerata da tutti una strega. Girovagava per il quartiere della Zisa e, con una mistura di aceto e arsenico, aiutava le donne a sbarazzarsi dei mariti indesiderati. Quando i medici venivano chiamati ai capezzali, non riuscivano ad accertare le cause della morte.
La vecchia dell’aceto si presentava poi in casa della novella vedova a riscuotere la parcella, si faceva il segno della croce ed esclamava: “U Signuri ci pozza arrifriscari l’armicedda” (Il Signore possa rinfrescargli l’anima) e se ne andava. Il suo destino non fu molto felice: fu presa e rinchiusa nelle carceri di Palazzo Steri, poi processata e condannata. Venne impiccata.
Una sorte non molto diversa toccò a Giulia Tofana. Le visse nel XVII secolo, ma anche lei dava una mano alle donne intrappolate in matrimoni sbagliati, vendendo loro potenti veleni da dare ai consorti. Giulia, probabilmente riprendendo una ricetta della nonna, utilizzava la cosiddetta acqua tofana. Si trattava di una letale pozione incolore, insapore e inodore. Giulia lasciò Palermo per sfuggire alla giustizia e si rifugiò a Roma. Qui, dopo un po’ di tempo, venne catturata, imprigionata e giustiziata.
La terza pericolosa donna siciliana della quale vi parliamo è Donna Villa, soprannominata la Circe di Sicilia. Nei pressi di Tindari si trova una grotta, situata a picco sul mare, a un’altezza di 100 metri. Questa, secondo leggenda, sarebbe stata abitata proprio da Donna Villa, brutta e deforme. Questo misterioso personaggio era una “maiara“, capace di trasformarsi in una bellissima fanciulla.
Quando le imbarcazioni navigavano nei pressi della riva, Donna Villa attirava i naviganti con voce armoniosa. In questo modo li attirava come una calamita, invitandoli nella sua stanza. Qui, però, li lasciava precipitare in un profondo fosso, lasciandoli morire. In un altro antro conservava le loro monete.