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«L'ho sentita gridare aiuto, aiuto e ho immaginato che cosa stesse accadendo, per questo ho chiamato i carabinieri che sono arrivati subito». Un testimone, il 53enne Sebastiano Crimi, ha ricostruito con queste parole l'aggressione a una dottoressa, che è stata stuprata nella guardia medica di Trecastagni. L’uomo abita proprio di fronte la struttura. «Mi sono affacciato dal balcone – ha aggiunto – e ho visto la dottoressa uscire urlando assieme a un uomo con i pantaloni ancora abbassati. Sono arrivati i carabinieri che hanno soccorso la donna e arrestato l’uomo».

Pare che per impedire che la donna chiedesse aiuto, il violentatore abbia rotto il telefono fisso dell'ufficio e disattivato il pulsante che fa scattare l'emergenza. La dottoressa sarebbe stata sequestrata per 2-3 ore e violentata più volte. L'allarme è scattato quando è riuscita a liberarsi e urlare: così il vicino di casa ha sentito le sue grida. Il violentatore, un 26enne di Santa Venerina, è stato arrestato.

«Atto ignobile, offensivo della dignità della persona, perpetrato ai danni di un medico, una collega, nell’atto di compiere il proprio dovere di aiutare i cittadini»: questo è quanto è stato affermato dal direttore generale dell’Asp di Catania, Giuseppe Giammanco.

«Esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra solidarietà alla collega e alla famiglia – continua il dr. Giammanco -. Le assicuriamo, da ora e in tutte le sedi, il nostro sostegno e la nostra attenzione. Abbiamo già dato mandato al nostro legale per la costituzione di parte civile a tutela dell’Azienda e, soprattutto, dei lavoratori».