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01L’Ebola, che causa una febbre emorragica grave e spesso fatale per l’uomo e per i primati, è un virus a Rna, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, genere Filovirus, dalla caratteristica forma allungata, la cui storia è legata a doppio nodo all’Africa, tanto che i nomi che segnano la diffusione del virus sembrano un tour del “Continente nero”. Il primo ceppo di virus chein questi giorni sta facendo tremare il mondo, venne identificato nel 1976 nellaRepubblica Democratica del Congo (che allora si chiamava Zaire): il nome Ebola, infatti, è quello di una valle dove scoppiò un focolaio in un ospedale missionario. Nello stesso anno, venne isolato il secondo ceppo, il Sudan, chiamato così perché, proprio in questo Paese, si presentò per la prima volta. Attualmente si conoscono cinque diversi tipi di virus Ebola: Bundibugyo, Costa d’Avorio, Reston, Sudan e Zaire. Il libro fondamentale, che descrive l’andamento dell’infezione, i suoi effetti devastanti, la velocità con cui uccide e l’impotenza dell’uomo è “Area di contagio” di Richard Preston, scritto quando si verificarono i primi casi nell’ex Zaire, nel 1976. Qui si leggono descrizioni spaventose : “i cadaveri di Ebola sono pieni di sangue, le viscere si disfano, i corpi alla fine risultano liquefatti…”.

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TRASMISSIONE: Il virus Ebola si trasmette all’uomo attraverso lo stretto contatto con il sangue, le secrezioni, gli organi o gli altri fluidi di animali infetti. L’infezione è stata riscontrata in Africa in diversi mammiferi, tra cui scimpanzè, gorilla, pipistrelli della frutta, vari tipi di scimmie, antilopi di foresta e istrici, trovati morti o malati nella foresta pluviale. Il virus Ebola, dopo lo stretto contatto animale/uomo, si propaga nelle comunità umane e poi, adattandosi, si diffonde attraverso la trasmissione interumana, risultante da uno stretto contatto con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei tra persone infette. Durante le cerimonie funebri di persone decedute ed infettate dal virus, lo stesso contatto diretto con il corpo del defunto (pensiamo alla diffusa tradizione del lavaggio del corpo del morto nei villaggi rurali) può svolgere un ruolo importante nella trasmissione del virus Ebola. Anche la trasmissione attraverso lo sperma infetto, durante un rapporto sessuale, può verificarsi fino ad un periodo di 7 settimane dopo la guarigione clinica del soggetto che ha superato la malattia. Il contagio si può verificare tra operatori sanitari, medici ed infermieri, durante il trattamento di pazienti affetti, con una mortalità molto elevata.

EBOLA COPSINTOMI: L’incubazione varia dai 2 ai 21 giorni, ma è in media di una settimana. La sintomatologia varia da paziente a paziente. Tra i sintomi iniziali: forte mal di testa, febbre, brividi di freddo, dolori muscolari e perdita d’appetito; seguiti dalla comparsa di forte diarrea, eruzioni cutanee (petecchie, rash maculopapulare e porpora), ulcerazioni nella gola, vomito, dolori addominali e al torace. Dato che reni, fegato e milza rappresentano i bersagli preferiti, diminuisce la funzionalità di tali organi ed appaiono le prime emorragie interne ed esterne, i capillari e gli organi interni “esplodono”, provocando le emorragie. Nella fase finale, nei capillari del malato si formano minuscoli coaguli di cellule morte che producono lividi sulla pelle e diventano vesciche che si dissolvono come carta bagnata. Dopo alcuni giorni le arterie sanguinano e il sangue fluisce da ogni orifizio del corpo: occhi, orecchie, naso. A questo punto il paziente vomita un liquido nero, dall’aspetto “a fondo di caffè”, segno della disintegrazione dei tessuti. Il virus si diffonde nel sangue, paralizza il sistema immunitario; è particolarmente aggressivo perché il corpo non lo riconosce immediatamente e quando l’organismo risponde, è ormai troppo tardi, dato che i virus hanno già creato problemi di coagulazioni che impediscono l’accesso del sangue a organi vitali, causando emorragie gravissime. La febbre emorragica dell’Ebola provoca insufficienza d’organo multipla, emorragia gastrointestinale con ematemesi (presenza di sangue proveniente da stomaco, esofago o duodeno) e melena (sangue nelle feci), ittero, perdita di coscienza, coma, shock ipovolemico.

EBOLADIAGNOSI: La diagnosi clinica dell’Ebola è difficile nelle fasi iniziali dell’infezione. I primi sintomi, infatti, sono aspecifici e simili a quelli di altre malattie infettive (es. tifo e malaria). La maggior parte delle persone affette da Ebola, hanno alte concentrazioni di virus nel sangue. Gli esami del sangue, noti come enzyme-linked test immunoenzimatico (ELISA) e reazione della trascrittasi inversa della polimerasi a catena (PCR), sono in grado di individuare specifici geni o virus.

TRATTAMENTO: Dato che nessun farmaco antivirale è efficace nel trattamento dell’Ebola; la terapia primaria consiste esclusivamente in cure ospedaliere di supporto che comprendono: bilancio degli elettroliti (dato che i pazienti sono frequentemente disidratati), ripristino dei fattori di coagulazione per arrestare il sanguinamento, mantenimento dei parametri ematici e di ossigenazione, trattamento delle complicanze infettive e delle eventuali sovrainfezioni.

EBOLA 4PREVENZIONE: Per prevenire l’infezione e la diffusione dell’Ebola occorre: evitare di mettersi in viaggio in aree dove i focolai sono noti, non mangiare la carne di animali selvatici e carne cruda di cui non si conosce la provenienza, evitare il contatto fisico con persone ammalata e i loro escreti corporei; evitare il contatto con animali selvatici vivi o con i loro cadaveri (in particolare, pipistrelli e scimmie). Gli operatori sanitari che prestano soccorso a persone infettate devono indossare indumenti protettivi (guanti, mascherine, camice e protezioni per gli occhi), tenendo i malati isolati, disinfettando e smaltendo gli aghi per iniezione e le siringhe che ovviamente non devono essere riutilizzati. Per seppellire i corpi delle persone morte di Ebola, ancora contagiosi, occorre indossare l’appropriato equipaggiamento protettivo.

Caterina Lento

Meteoweb