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Alla scoperta delle parole siciliane.

  • Perché in Sicilia il caldo si chiama Caudu?
  • Avrete sicuramente sentito anche le varianti “cavudu” e “cavuru“.
  • C’è un motivo se usiamo proprio questi termini: oggi ve lo riveliamo.

Quando l’estate incombe e la canicola diventa insopportabile, c’è un’espressione che i siciliani usano spesso: “Chi cavuru!“. Mentre lo pronunciano, solitamente lo accompagnano con ampi gesti delle braccia, magari cercando di smuovere quel po’ di aria che dovrebbe dare sollievo. Quel termine, cavuru, si alterna senza difficoltà a caudu e cavudu, a seconda dell’area della regione in cui ci si trova. A non cambiare mai, è la sensazione di calore asfissiante: una sensazione che, comunque, non è al centro del nostro interesse.

Oggi vogliamo invece capire perché utilizziamo proprio queste parole per indicarla. Tutto inizia, manco a dirlo, dal latino. Mettetevi comodi e, possibilmente, davanti un ventilatore, perché sicuramente vi divertirete.

Caudu, cavudu, cavuru… tutto è cominciato così

Se vi state chiedendo perché i siciliani chiamano il caldo “cavuru”, beh, la risposta è presto detta. Si parte dall’aggettivo latino calidum, accusativo di calidus, che perde la -m dell’accusativo, diventando calidu. In seguito si è persa per strada anche la -i per sincope, in modo da arrivare a caldu. E fin qui ci siamo, ma non abbiamo affatto finito.

L’italiano si accontenta di fare rimanere la “l” lì dove si trova, ma noi siciliani dobbiamo sempre essere un po’ particolari. Così quella “l” in siciliano si vocalizza, diventando una “u”. Per questo da “al” si è passati ad “au”. Da “caldu” a “caudu”, dunque, il passo è brevissimo. Nelle varianti locali delle diverse province, si utilizzano anche altre forme simili, con piccole differenze: ci si imbatte così in cauru, cavudu e chi più ne ha, più ne metta. Ancora una volta la lingua siciliana riesce a stupirci: anzi, visto l’argomento trattato, riesce a lasciarci senza fiato, così come le giornate di caldo in Sicilia. Photo by Dimitry B on Unsplash.

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