Emanuele Notarbartolo primo omicidio politico-mafioso in Sicilia. Il 1 febbraio 1893 viene assassinato Emanuele Notarbartolo di San Giovanni, esponente di una delle più importanti famiglie aristocratiche siciliane. Durante il viaggio di ritorno dalle sue terre di Termini Imerese, sul treno, due malviventi legati a cosa nostra Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, lo uccidono infliggendogli ben 27 coltellate. Emanuele Notarbartolo, esponente di spicco della Destra storica, può essere considerato la prima vittima eccellente di Cosa Nostra.
Noto per la sua integrità morale, Emanuele Notarbartolo rivestì la carica di Sindaco di Palermo e di Direttore Generale del Banco di Sicilia (all’epoca uno dei maggiori Istituti Bancari D’Italia) fino al 1890. Nel 1899 la Camera dei Deputati autorizzò il processo in cui venne indagato come presunto mandante dell’efferato omicidio, l’onorevole Raffaele Palizzolo, figura politica così descritta dal politologo Gaetano Mosca “Egli accoglieva tutti, prometteva a tutti, stringeva a tutti la mano, chiacchierava infaticabilmente con tutti”. Raffaele Palizzolo fu giudicato inizialmente colpevole e poi comunque assolto in cassazione nel 1904 per insufficienza di prove dopo un procedimento istruttorio controverso e ricco di colpi di scena.
Emanuele Notarbartolo pagò con la vita l’aver tentato di ostacolare gli affari loschi della rampante borghesia mafiosa, avendo scoperto durante il suo mandato al Banco di Sicilia, buchi di bilancio per speculazioni finanziarie di personaggi potenti, e crediti risanati di amici. In una realtà siciliana in cui all’epoca spesso lo sviluppo veniva coniugato all’affarismo politico criminale, Emanuele Notarbartolo non ebbe mai purtroppo sostegno nella sua lotta alla legalità. Si trovò da solo a contrastare un potere mafioso che nel frattempo aveva migliorato la sua posizione sociale ed aveva stretto i rapporti con lo stato. Una lotta impari tra un banchiere difensore del comune interesse ed i gruppi politico-criminali organizzati.
La morte di Emanuele Notarbartolo, può essere considerata il primo attacco diretto alle alte cariche istituzionali, divenendo la simbolica testimonianza di una nuova rafforzata ed evoluta realtà mafiosa, e decretando l’inizio di uno dei periodi più bui della storia della Sicilia.