Potrebbe finalmente essere fatta chiarezza sulla morte di Emanuele Scieri. Ieri i poliziotti della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Firenze, con i colleghi di Pisa, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di uno dei tre ex parà accusati di omicidio volontario: si tratta di Alessandro Panella, 39 anni, di Cerveteri (Roma), fermato poco prima che fuggisse negli Stati Uniti.
L'indagato ha anche il passaporto americano dopo un matrimonio, poi finito, con una statunitense e vive da oltre 10 anni in California. Gli altri due indagati sono un militare dell’Esercito, di Rimini, e un altro ex parà, anche lui romano.
Dietro la morte di Emanuele Scieri potrebbe esserci un episodio di nonnismo. Il terzetto è infatti ritenuto dalla procura come un gruppo di «nonni» che agiva in modo piuttosto violento con le reclute e, nel caso specifico, come autore dell’aggressione che ha poi cagionato la morte del giovane allievo paracadutista di Siracusa.
Scieri, secondo la ricostruzione della procura di Pisa, fu "aggredito e percosso" con violenzan un’area della caserma sostanzialmente dismessa e dove si verificavano frequenti episodi di spaccio e consumo di droghe leggere. «Un’ipotesi suffragata – ha precisato il procuratore Alessandro Crini – da decine di testimonianze raccolte non solo da noi, ma anche dai commissari del Parlamento che hanno fatto un lavoro puntiglioso che noi abbiamo attualizzato qualificando e circostanziando il reato sotto il profilo penale».
«Abbiamo ritenuto – prosegue – di accertare la permanenza in vita di Scieri e siamo arrivati alla conclusione che ci fosse il tempo per soccorrere Emanuele e per questo contestiamo l’omicidio volontario proprio perché il giovane è stato lasciato agonizzante a terra. Questa dinamica non è una nostra congettura ma è ricavata dai vecchi accertamenti attualizzata con quelli peritali effettuati dalla commissione parlamentare».
A incastrare Panella pure alcune intercettazioni ambientali riportate nell’ordinanza del gip Giulio Cesare Cipolletta. «Se stavolta riescono a incastrarmi, mi sa che ci muoio in carcere», dice l’arrestato in una frase captata da una microspia in auto. Pare inoltre che Panella volesse tornare al più presto negli Stati Uniti, rinunciando alla cittadinanza italiana.