Con il Natale sta arrivando anche il freddo. E a pagare le conseguenze di questa rapida caduta delle temperature, per quanto al di sopra della media stagionale in qualche caso, sono soprattutto i ‘senzacasa’.
A Catania, la Caritas ha infatti deciso di destinare coperte, sacchi a pelo e piumoni ai clochard della città; il prezioso bottino è stato devoluto dalla Consulta delle Aggregazioni Laicali che in occasione dell’emergenza freddo delle prossime settimane, si è attivata per fornire all’associazione diocesana, tutto quanto serve per far passare un Natale più caldo anche a chi una casa non la ha più.
All’Help Center della Stazione Centrale, la Caritas attende infatti di buon grado chiunque voglia acconsentire a compiere un gesto di solidarietà in favore di chi ha qualcosa in meno di noi. Dal lunedì al venerdì dalle 08:30 alle 12:00 e il sabato dalle 08:30 alle 11:00, i funzionari dell’ufficio posto all’angolo con viale Africa, raccoglieranno vecchie coperte, abiti caldi e generi di prima necessità.
Prodotti che poi i volontari distribuiranno ogni giorno a partire dalle 20:00 in occasione del loro lungo giro in città; quello che li conduce da piazza della Repubblica alla Stazione, e da piazza Verga a corso Sicilia, fino alla zona dell’Aeroporto, festivi compresi, ad alleviare le pene della fame e del freddo su coloro che non hanno una fissa dimora.
E per il freddo ormai si stanno attrezzando proprio tutti.
A Torino il piano comunale di emergenza è scattato già alla fine del mese scorso; e da pochi giorni si è deciso di allestire almeno altri 410 posti in più dato che quello che sta per arrivare sarà un inverno lungo, e rigido.
Interventi nei ricoveri e nei centri della Caritas, ma anche presso quelli messi appunto dalla municipalità; come ad esempio nella città di Milano, dove solo la scorsa settimana, in Stazione Centrale, ci si è prodigati per arrivare ad allestire 2.700 posti. Soprattutto per cercare di evitare fenomeni, come quelli dei primi di dicembre, che hanno portato due clochard alla morte per cause naturali.
Gli organi comunali invitano alla solidarietà soprattutto in questo periodo di festa, e provano a rendere cosciente la cittadinanza dell’esistenza di centri specifici atti ad aiutare chi un tetto sulla testa non ce l’ha; non solo per proteggerli dal freddo, ma anche da episodi spiacevoli come quelli accaduti a Catania e a Palermo.
Nel capoluogo etneo lo scorso marzo, un senzatetto è stato trovato morto presso il centro commerciale “Vulcania” perché ucciso da un altro senzatetto. Sono molti gli uomini e le donne che come la vittima, un polacco di 55 anni, si ritrovano a Catania nella zona di piazza Aldo Moro con rifugi di fortuna. L’assassinio sarebbe stato provocato da una lite per vino e sigarette.
E a Palermo, alla fine del mese scorso, su un uomo senza fissa dimora sono stati versati venti chili di vernice mentre dormiva in piazza Scaffa; un gesto di vera e propria violenza gratuita.
Se si guardano alle statistiche, i numeri dei senzatetto in Europa sono in aumento.
Non esiste ancora uno studio preciso ma per ora si sa, ad esempio, che a Londra, la percentuale di coloro che non hanno fissa dimora è aumentato del 20% negli anni tra il 2009 e il 2012. A Barcellona si parla di 38,6% tra il 2008 ed il 2011, se si considera anche chi è ospitato nei ricoveri e dormitori.
In Italia, la stima più accurata è stata fatta nel marzo 2013 dalla città di Milano.
Ma chi sono i senzatetto? È finito il tempo in cui si credeva che i clochard fossero i rappresentanti delle fasce più povere e non alfabetizzate della popolazione; e non sono nemmeno troppi gli stranieri, magari clandestini.
Le fotografie d’Europa danno infatti un quadro della situazione che è ben più variegato ed eterogeneo: i senzatetto sono oggi soprattutto uomini tra i 25 e i 44 anni (ben il 46% dei clochard), il 10% di loro possiede un diploma di specializzazione o addirittura una laurea; alcuni hanno anche un partner. Uomini che non sono riusciti a trovare un lavoro o che lo hanno perso, mandati sul lastrico da una rottura sentimentale o una separazione famigliare, non necessariamente spinti fuori di casa per aver commesso reati o per essere dipendenti da alcol, droghe e gioco d’azzardo.
Autore | Enrica Bartalotta