Empedocle, chi era il filosofo e politico siceliota, indicato da Aristotele come padre della retorica. Biografia, cosa ha fatto: qual è il suo pensiero, quali sono i principi fondamentali della sua filosofia. Tutte le curiosità, quello che c’è da sapere. La morte: perché si è buttato nell’Etna?
Empedocle nacque ad Akragas (Agrigento), e visse nel V secolo a.C. In merito al preciso periodo storico in cui ha vissuto, esistono diverse ipotesi. Secondo quanto raccontato da Diogene Laerzio, nacque da una famiglia antica, nobile e ricca. Partecipò alla vita politica della città tra il 446 4 il 444 a.C. La tradizione gli atribuisce uno spirito caritatevole nei confronti dei poveri e severo verso gli aristocrativi. Si dice che abbia rifiutato il governo della città, che gli avevano offerto. Divenne noto come filosofo, profeta, taumaturgo, medico, poeta e oratore, forse maestro di Gorgia.
Si diceva che fosse un mago, capace di controllare le tempeste, e i sicelioti lo avrebbero venerato come profeta, attribuendogli numerosi miracoli. Ci sono testimonianze discordanti sulla sua biografia e non consentono di attribuire una precisa identità alla sua figura. Esistono anche diverse leggende sul suo conto.
Nella Suida (un’enciclopedia bizantina) il suo modo di vestire viene descritto così: “Una sorta di ornamento (sandali) che portava ai piedi, con una corona dorata sul capo, e bronzei calzari ai piedi e nastri delfici nelle mani. Così abbigliato andò di città in città desiderando di tenere salda la sua reputazione di apparire come un dio”.
Gli amici e discepoli di Empedocle hanno raccontato che alla morte, essendo amato dagli dei, sarebbe stato assunto in cielo. Secondo Eraclide Pontico, Luciano di Samosata e Diogene Laerzio, invece, si sarebbe suicidato lanciandosi nel cratere dell’Etna. Poco dopo, il vulcano avrebbe eruttato uno dei suoi celebri sandali di bronzo. In realtà non è certo che sia morto proprio così, forse è morto nel Peloponneso. Aristotele riporta che sarebbe morto all’età di 60 anni, circa nel 430 a.C., mentre secondo altri autori avrebbe vissuto fino all’età di 109.
La filosofia di Empedocle concilia la tesi eleatica sull’immutabilità ed eternità dell’essere con la tesi eraclitea sulla realtà come continuo divenire. Due scritti gli vengono attribuiti con certezza: Περὶ ϕύσεως (Della natura) e Kαϑαρμοί (Purificazioni). In questi scritti formulò per primo la teoria dei quattro elementi o “radici” di tutte le cose: terra, acqua, aria, fuoco.
Secondo l’esigenza della ragione fatta valere dagli Eleati, sono originari, eterni, immutabili, sia questi elementi sia le due forze antitetiche cui sono sottoposti, l’Amicizia (Φιλία) e il Dissidio (Nεῖκος). Mutevoli, secondo l’esigenza eraclitea, sono le cose sensibili che risultano dalla varia combinazione degli elementi sotto l’azione contrastante di quelle due forze.
Quando opera solo la prima, i quattro elementi sono perfettamente unificati nello Sfero, e non esiste il mondo, che, d’altra parte, non esiste neppure quando opera solo il Dissidio, ché allora i quattro elementi sono assolutamente separati. L’esserci delle cose è determinato dalla contemporanea azione antitetica dei due principi, e si realizza in periodi cosmici delimitati da momenti di assoluto dominio dell’uno e dell’altro.
Sulla base di questa dottrina, infine, Empedocle enunciò la sua gnoseologia, secondo cui il simile si conosce con il simile (la terra con la terra che è in noi, il fuoco con il fuoco, ecc.). Come poi questa filosofia naturalistica si accordasse con le concezioni profondamente religiose (influenzate dall’orfismo e dal pitagorismo) espresse nelle Purificazioni è problema tuttora aperto.