Cosa vedere a Erice, uno dei borghi siciliani più belli.
- La nostra ricerca dei migliori borghi della Sicilia non si ferma mai e ci porta oggi in provincia di Trapani.
- Affacciata sul Golfo di Trapani, con lo sguardo verso le Saline e le Isole Egadi, c’è una cittadina ricca di fascino.
- Panorama mozzafiato, dolci tipici e tradizioni: è uno dei luoghi più affascinanti del Mediterraneo.
Sulla vetta di un monte leggendario c’è un borgo ricco di fascino. Quando ci si chiede cosa vedere a Erice, ci si inoltra tra vicoletti ed edifici, ci si perde nella nebbia per ritrovarsi dentro antiche pasticcerie e si guarda dall’alto il mare più bello. Questa cittadina del Trapanese sarebbe stata fondata dagli Elimi, un popolo proveniente probabilmente dalla Grecia e stanziatosi nella Sicilia occidentale intorno all’VIII sec. a.C. Fu un centro religioso di fondamentale interesse per la presenza del sacro thémenos, il santuario pagano dedicato alla dea dell’amore (Dea Venere Ericina). La sua importanza strategica l’ha resa meta di molti popoli, come i Cartaginesi. Proprio loro rafforzarono la cinta muraria edificata dagli Elimi e resero la città praticamente inaccessibile e inespugnabile. Con Siracusa ed Enna, come tramanda Strabone (VII sec. a.C.), Iruka divenne una delle tre piazzeforti siciliane più importanti dal punto di vista militare.
Tutti i nomi di Erice
Nel tempo Erice assunse nel tempo diverse denominazioni: Erix, Iruka, Gabel-el-Hamid, Monte San Giuliano e, infine, la denominazione che conosciamo oggi. Chiamata Gabel-el-Hamid dagli arabi, con la conquista normanna risorse. Descritta con grande enfasi dai geografo arabo Idrisi (1100-1166) e poi Ibn Gubayr (1145-1217) come una zona ricca d’acque, cambiò ancora una volte denominazione. Divenne Monte San Giuliano (S. Giuliano Ospedaliero, protettore di naviganti e viaggiatori) su ordine del re Ruggero II. Federico II di Svevia, attraverso un privilegio del 1241, le attribuì un territorio vastissimo e, per la fedeltà alla corona regia, ottenne il nome di Excelsa et Fedelissima Civitas. Nel 1936 assunse definitivamente l’attuale appellativo.
Visitare Erice: i luoghi da vedere
Situato sulla sommità del Monte Erice, in posizione assolutamente privilegiata, sorge il cosiddetto Castello di Venere. Quello che resta oggi dell’antica fortezza fu opera dei Normanni che sembra avessero reimpiegato, per la sua costruzione il materiale proveniente dal rifacimento del tempio della Venere Ericina. Anticamente il castello era recintato dalle torri, opere di fortificazione avanzata collegate fra loro da due cortine merlate e soprattutto da un ponte levatoio. Attiguo alle torri è il Balio, uno stupendo giardino all’inglese che offre un panorama unico. Poco sotto le tre Torri, il conte Agostino Pepoli fece costruire una “torretta”, rifugio silenzioso per le sue meditazioni, ritrovo ideale, in quegli anni, di uomini di cultura e artisti. Il Polo Museale “Antonio Cordici” venne istituito nel 1876. Vi confluirono alcuni reperti archeologici appartenenti a diverse collezioni private. Oggi si trova negli spazi dell’ex Convento dei Frati Minori Francescani: è diviso nelle sezioni archeologica, storico-artistica, armi e arte contemporanea.
Chiese di Erice
Prospiciente alle mura Elimo-puniche, la chiesa madre di Erice è dedicata a Maria SS.ma di Custonaci. Sorse nella prima metà del XIV secolo per volere di re Federico d’Aragona. La Chiesa di San Martino, invece, sorge nell’omonima piazzetta e sembra risalire a un’epoca antecedente al 1339. Un’altra chiesa da citare è San Giuliano, voluta, secondo tradizione, dal normanno Gran conte Ruggero, (in realtà sembra risalire ai primi secoli del Cristianesimo). Il Convento di San Domenico fu fondato nel 1486 dai padri predicatori domenicani: ad esso fu aggregata la chiesa di San Michele e fu per secoli centro di cultura e di vita religiosa ad Erice. La Chiesa e il Convento di San Francesco risalgono ambedue al 1364. A partire dal XVII secolo il convento venne ampliato e rinnovato. La torre campanaria fu eretta nel 1631 e per essa venne commissionata dai frati minori conventuali una campana, dal peso di 25 quintali, la più grande di Erice, che fu pagata con i risparmi sul vitto e sul vestiario dei religiosi.
I dolci di Erice: Genovesi ed Ericini
Se parliamo di cosa vedere a Erice, non possiamo non parlare della tradizione dolciaria del borgo. La pasticceria è un trionfo di piccoli tesori, alcuni dei quali di antica tradizione. Pasticcini di mandorla di ogni forma e colore sono esposti nei locali tipici, in compagnia di biscotti e Genovesi. Le Genovesi sono paste frolle ripiene di ricotta o crema pasticciera. Spolverate di zucchero a velo e servite anche tiepide, sono davvero buone. Molto famosa è la pasticceria di Maria Grammatico, che vanta una lunga storia.
Foto: Edgar Balea Photography