E con il teatro non è solo la cultura ad essere retrocessa ma tutta la città di Catania che perde decisamente prestigio agli occhi della cultura europea, e con i fondi sempre più ridotti, dimezzati, mortificati, tanti sono i volti scuri e i mal di pancia.
C’è chi azzarda il dubbio di una scelta politica dietro a tutto ciò, tagliare Catania per non scontentare Palermo che avanza da più parti l’unione dei due centri teatrali in un matrimonio che porterebbe verso la creazione del Teatro Siciliano Unico, ma per molti questa è ancora un ipotesi senza fondamenta stabili e con piedi d’argilla.
– Aspettiamo di sapere con quali motivazioni il Mibact ha escluso lo Stabile – scrivono in una nota il presidente dell’ente Nino Milazzo e il direttore Giuseppe Dipasquale – Siamo – prosegue la nota – il terzo Stabile d’Italia per anzianità, in oltre mezzo secolo abbiamo scritto pagine importanti della storia del teatro italiano [ . . . ] Non riusciamo a comprendere quindi le valutazioni del Mibact –
– Si tratta di un clamoroso errore e chiederemo al Ministero di tornare indietro e correggere questa inaccettabile decisione – questo è il commento del sindaco Enzo Bianco – La cultura italiana non si ferma a Napoli … Lo stesso vale per il Biondo di Palermo – continua solidale con i palermitani
Un commento arriva anche dal segretario generale della Uil di Catania Parisi – Se lo Stabile di Catania istituzione culturale della Sicilia e del Meridione è stato escluso è una disfatta per la politica, per il Ministro che ha formulato quell’elenco ma anche per i parlamentari catanesi che hanno sprecato un opportunità –
Tutti a parlare e commentare quindi indignati per i finanziamenti mancati al teatro siciliano, ma nel frattempo si resta in B, girone buono per giocare, ma lontano dallo scudetto e soprattutto dalle coppe europee.
Di Laura Ganci