L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, è oggetto di un curioso dibattito linguistico. Il suo genere, maschile o femminile, divide non solo i siciliani ma anche gli studiosi di linguistica. Secondo l’Accademia della Crusca, il termine può essere usato in entrambi i generi nella lingua italiana, lasciando libertà di scelta ai parlanti, spesso influenzati dalle abitudini locali.
Per i catanesi, l’Etna è “A Muntagna” al femminile, una denominazione che affonda le radici nelle tradizioni popolari e nel dialetto siciliano. Il femminile è rafforzato dalla terminazione in -a, che in italiano è associata al genere femminile nella maggior parte dei casi. Per i siciliani, sentir chiamare l’Etna al maschile risulta quasi inaccettabile.
Il nome Etna ha una complessa storia etimologica. Di origine greca, ma conosciuto anche come Mongibello nel Medioevo, il vulcano veniva definito al maschile, in riferimento al termine latino mons (monte) e all’arabo gebel (montagna). Questo legame con il genere maschile deriva dunque da una tautologia toponimica che si è mantenuta nel tempo, soprattutto in contesti più formali.
Secondo uno studio condotto da Enzo Caffarelli e ripreso dall’Accademia della Crusca, l’uso del maschile e del femminile per l’Etna è diffuso in modo piuttosto equilibrato. Su Google, frasi come “l’Etna è piena di neve” e “l’Etna è pericolosa” sono presenti, ma con occorrenze più basse rispetto alla forma maschile. Tuttavia, quando si parla di un vulcano in attività, l’espressione “l’Etna è attivo” domina decisamente il femminile, con oltre 1.100 risultati contro appena 4 per “attiva”.
La conclusione dell’Accademia è chiara: l’uso del maschile o del femminile per l’Etna può essere lasciato alla discrezione del parlante. Nel caso in cui si sottintenda “il vulcano”, l’Etna viene percepito come maschile. Viceversa, quando si richiama “la montagna”, diventa femminile. Una scelta che riflette la complessità e la ricchezza della lingua italiana.