La storia di Ettore Consonni, trasferito da Bergamo a Palermo per essere curato dal Covid, è stata in più occasioni protagonista sulla stampa locale e nazionale. È una bella storia di solidarietà, una di quelle che, oggi più che mai, fa bene leggere, perché dà tanta speranza. A causa del virus, Ettore ha rischiato la vita: dato che a Bergamo non c’erano più posti per il suo ricovero, è stato trasferito in Sicilia, all’ospedale Civico del capoluogo. Qui ha vinto la sua battaglia, grazie a tutta l’equipe medica che lo ha curato. La sua storia è stata raccontata dalla trasmissione ItaliaSì! di Rai1, condotta da Marco Liorni: «Quel che mi ricordo – ha detto – è che sono stato ricoverato il 4 marzo, ho sentito che dicevano: “Polmonite bilaterale, dobbiamo intubarlo”. Il 5 mi hanno intubato e non ricordo più niente. Il 13 marzo hanno detto a mia moglie che mi avrebbero trasferito a Palermo. Sono stato in coma 27 giorni».
Quando si è svegliato, non credeva di essere in Sicilia, nonostante i medici gliel’avessero subito detto. Il momento del trasferimento dalla Lombardia alla Sicilia non era stato accolto bene dai suoi familiari: «La televisione non parla bene delle strutture del meridione», ha spiegato Ettore, aggiungendo che la sua esperienza l’ha portato a constatare che non sempre vero ciò che viene raccontato in tv. «Le notizie in televisione – ha detto – ti portano a questa discriminazione, ma io ho toccato con mano». La sua vicenda è una storia di dolore e speranza, di tristezza e di gioia. Mentre era ricoverato, purtroppo, sono morti sia suo fratello che il cognato. I medici palermitani lo hanno curato e protetto, facendo in modo che non avesse subito quelle notizie così tragiche, un colpo che poteva mettere a dura prova la sua fragile salute. Riferendosi ai medici siciliani, spiega: «Mi hanno protetto, mi hanno coccolato, telefonavano anche più volte al giorno per informare la mia famiglia. Sono stati di un’umanità eccezionale».
Nel corso della trasmissione di Rai1 è stata fatta ad Ettore una sorpresa: un collegamento con i medici e il personale dell’Ospedale Civico di Palermo. Da entrambe le parti sono arrivati messaggi di affetto: «Vengo a trovarvi, l’ho promesso e lo faccio». Ha già mantenuto un’altra promessa, quella di tatuarsi la Sicilia sul petto. Il suo tatuatore ha origini siciliane: ha contattato telefonicamente i suoi figli, offrendosi di tatuarlo gratuitamente: così, proprio sul costato, porta con sé la Sicilia e la Trinacria. Al termine dell’intervista, Ettore ha detto una frase molto importante: «La Regione Sicilia ha dato una lezione a tutti noi, a prescindere dai colori e partiti. Nel momento del bisogno della Lombardia sono intervenuti. Bisogna essere uniti».