Dai “Sospiri delle monache” alle “Minni ri virgini”, dal “Trionfo di Gola” al dolce “Maria Stuarda”, la tradizione dolciaria palermitana è ricca di dolci antichissimi, custoditi da monasteri e conventi e rielaborati dalle preziose mani delle monache di clausura.
Tra questi ci sono anche le “Fedde del Cancelliere”, in siciliano come “Fedde di lu Cancidderi”, dolcetti a forma di natiche, in dialetto fedde, nati nell’antico monastero, ormai scomparso, fondato da Matteo d’Ajello, Gran Cancelliere della Sicilia, nel 1171.
In quel luogo dominato dalla lentezza, come succede ancora nel Monastero di Santa Caterina d’Alessandria a Palermo, sono nati dei veri e propri capolavori della pasticceria siciliana, tramandati di secolo in secolo. Tra questi suoi tesori dolciari ci sono anche le antiche fedde.
Oggi le Fedde del Cancelliere hanno assunto le sembianze di conchiglie e si presentano come dei gusci di morbida pasta di mandorle, con all’interno un ricco ripieno di crema biancomangiare e uno strato di confettura di albicocche.
Questa prelibatezza, di cui fa menzione anche la guida gastronomica del Touring club d’Italia del 1931, nel dopoguerra è caduta lentamente nel dimenticatoio, probabilmente per l’elevato costo delle sue materie prime.
Secondo alcuni studiosi le fedde somiglierebbero a dei biscotti a forma di organo sessuale femminile, diffusi anticamente a Comiso e regalati dalla sposa allo sposo, segno di abbondanza e buon augurio.
Per tramandare e custodire l’antica arte dolciaria siciliana Maria Oliveri, giovane laureata in Filosofia e appassionata di Arte e Storia, insieme alla cooperativa “Pulcherrima res”, guidata da Maria Carmela Ligotti, hanno dato vita al progetto “I segreti del Chiostro”, che ha permesso di riscoprire antiche ricette dimenticate da vendere al pubblico e i cui proventi sono destinati al restauro del monastero.
Il loro impegno è poi confluito anche in un libro dallo stesso nome, che è un vero e proprio compendio della tradizione conventuale dolciaria palermitana e una testimonianza delle epoche passate.
Parlando delle Fedde Maria Oliveri così racconta: “La gente spesso ridacchiava perché immaginava questo dolce un po’ impudico, lavorato dalle mani delle monache e lo stesso scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo Il Gattopardo, ironizza su questi dolci affermando, che avrebbero dovuto vietarli “perché a solo pronunciare i loro nomi si commetteva peccato”.
Se volete divertirvi a preparare voi stessi le “Fedde del Cancelliere” ecco gli ingredienti e tutti i passaggi:
Ingredienti
Procedimento
Buon appetito!
Foto in evidenza da “I Segreti del chiostro-Monastero Santa Caterina D’Alessandria“