Il 5 Febbraio si festeggia S. Agata, la patrona di Catania, martirizzata dal console Quinziano con l’amputazione dei seni poiché colpevole di non avere ceduto alle sue “avances” preferendo andare in sposa a Dio. In realtà, però, si tratta di una festa che per i catanesi dura tre giorni, infatti sin dal 3 febbraio Catania e i suoi abitanti si preparano a far festa. Scopriamo, di seguito, le specialità che in questi giorni se vi trovate nel capoluogo etneo dovete assolutamente gustare.
Festa di Sant’Agata, la terza festa più importante al mondo
Dopo la settimana Santa di Siviglia e il Corpus Domini di Cuzco in Perù, la festa di Sant’Agata è considerata la terza festa più importante al mondo. Dalla fine di gennaio e fino all’ottava (il 12 febbraio) si susseguono innumerevoli eventi che vedono Agata (e Catania) protagoniste. Catania e i suoi abitanti si preparano ad ospitare la santa patrona riempendo le vie del centro con le bancarelle colme di bontà tipiche della festa che, inevitabilmente, generano solo alla vista l’acquolina in bocca. Scopriamo, di seguito, cosa dovete assolutamente provare.
Cassatelle o Minne di Sant’Agata: dolce tipico per eccellenza
Il dolce tradizionale per eccellenza delle festività agatine è la famosa cassatella, conosciuta dai catanesi con il nome di “Minna di Sant’Agata”. Questo dolce della festività agatina ha una forma particolare. Si tratta infatti di un dolce ‘impudico’ poiché raffigura le mammelle della Santa strappate con delle tenaglie per obbligarla ad abbandonare la sua fede. Nonostante la violenza che ricordano, le Minne di Sant’Agata hanno un gusto dolcissimo. Sono, infatti, composte da un guscio di pasta frolla ripieno di ricotta di pecora. Quest’ultima viene preventivamente lavorata con zucchero e arricchita con canditi e cioccolato fondente. La cassatella è interamente ricoperta da una candida glassa di zucchero alla cui sommità svetta una ciliegina candita, a guisa di un capezzolo.
Le Olivette di Sant’Agata
A seguire, immediatamente dopo le minnuzze di Sant’ Agata, da assaggiare assolutamnte Le “Alivetti o aliveddi ri Sant’Ajita”, altro dolce tipico della festività agatina. Dalla forma caratteristica delle olive, esse sono fatte di pasta di mandorla verde e ricoperte di zucchero. La tradizione delle “Aliveddi” si ricollega ad un episodio della vita della santa patrona. Ricercata dai soldati del preconsole Quinziano, chinandosi per allacciarsi una scarpa, Agata vide nascere davanti a sé una pianta d’olivo selvatico che la nascose dalle guardie. In seguito le olive cresciute in quell’albero vennero raccolte dai catanesi e date ai malati come farmaco miracoloso. Per rievocare l’episodio narrato venne piantato un ulivo nella piazzetta adiacente il carcere di Agata quando nel 1926 le reliquie della Santa vennero riportate da Costantinopoli a Catania.
Il Torrone della festa
Se dopo aver gustate queste leccornìe non foste ancora paghi, dovete assolutamente gustare il torrone della festa che troverete in tutte le bancarelle che incorniciano, come una collana preziosa, le vie del centro di Catania. Sono tanti i modi in cui potrete trovare declinato questa tipicità locale: con le mandorle, con il pistacchio o con la “ciciulena”, in ogni caso il torrone emanerà un profumo inconfondibile che caratterizza i tre giorni delle festività agatine tenendovi ‘dolce compagnia’ nell’attesa tra un evento e l’altro.
Calia e Simenza
Non solo torroni e dolciumi vari impreziosiscono le variopinte bancarelle della festa. Tra le varie leccornìe, infatti, troverete anche “calia e simenza”, una preparazione tipica siciliana, costituita dal connubio indissolubile di ceci e semi di zucca.
La calia si prepara “caliannu” (tostando) i ceci che poi vengono salati. La simenza, invece, si ricava dai semi di zucca secchi che poi vengono, anch’essi, salati. Si tratta di un must delle feste siciliane da sgranocchiare per ingannare il tempo in attesa dell’arrivo della Santa.
Cipolline catanesi
Se, a questo punto, vi fosse venuta voglia di qualcosa di salato, le cipolline catanesi faranno al caso vostro. Sono dei pezzi di tavola calda tipici del territorio etneo a forma di fagottino e ripiene, fra l’altro, di cipolla stufata. Non sono tipici di questa festività ma potrete trovarli tutto l’anno. Non c’è bar o tavola calda di Catania e delle città limitrofe, infatti, che non espongano in bella mostra questa ghiotta leccornia assieme agli altri pezzi tipici della rosticceria catanese quali, a mero titolo di esempio, cartocciate e paté vari. Le cipolline catanesi si fanno sentire da lontano grazie al loro profumo inconfondibile. Vi basterà camminare lungo le vie dei centri abitati della zona etnea per annusare nell’aria l’odore di cipolla stufata che esce da bar, rosticcerie e panifici dove questo scrigno di sapore aspetta soltanto di essere addentato.Se avete dubbi su quando gustarle, sappiate che le cipolline sono buonissime mangiat in qualsiasi momento della giornata, per gli stomaci forti, persino a colazione.