Ogni anno tra il 3 e il 5 febbraio (ma anche il 12 febbraio e il 17 agosto), Catania si veste a festa in onore di Sant’Agata, la sua amata Santa Patrona.
Le strade della città si riempiono di una folla di fedeli e turisti in processione nei luoghi del martirio, in un’atmosfera di devozione, folklore e allegria, tra i simboli della Festa, la danza delle Candelore, i dolci della tradizione, le luminarie e i fuochi d’artificio.
Sull’antica festività religiosa si è detto praticamente tutto, ma sai perché i fiori che adornano la vara sono sempre garofani bianchi e rossi? Scopriamolo insieme.
Il fercolo o vara, trasportato per tre giorni per le vie della città etnea è sempre adornato con degli splendidi addobbi floreali: i garofani rossi il 4 febbraio, bianchi il 5 febbraio. Ma da dove nasce questa scelta? Nel primo caso il fiore simboleggia la passione e il martirio di Sant’Agata, mentre nel secondo caso il bianco richiama il candore e la purezza della Santa che consacrò tutta la sua vita a Dio.
L’antico rituale viene portato avanti dalle sapienti mani artigiane dei fioristi locali che dispongono minuziosamente i fiori colorando il fercolo di Sant’Agata.
Durante la Festa, la città di Catania è un vero tripudio di profumi, colori ed emozioni. I devoti indossano il sacco bianco votivo (u saccu) salutano la Santa Patrona al grido “Cittadini, cittadini, semu tutti devoti tutti, cittadini, viva sant’Agata” e trascinano per le vie della città il fercolo, un’opera di alta oreficeria, realizzata da Angelo Novara, con all’interno il busto e lo scrigno d’argento contenente le reliquie della Santa.
Il busto-reliquiario, risalente al 1300, è stato, invece, realizzato dall’orafo senese Giovanni di Bartolo ed è coperto da oltre 300 splendidi gioielli donati dai fedeli catanesi.
Ad accompagnare la vara, durante la lunga processione che dura fino all’alba del 6 febbraio, anche 12 candelore, enormi ceri rivestiti con decorazioni artigianali, puttini in legno dorato, santi e scene del martirio, fiori e bandiere, simbolo di devozione verso la Santa, che rappresentano le corporazioni dei mestieri e possono arrivare a pesare anche 900kg.
Sant’Agata nacque nel 230 d.C. da una famiglia patrizia catanese di fede cristiana, in un periodo in cui la città era sotto il dominio dei Romani, che perseguitavano coloro che professavano questa religione. La giovane dedicò la sua vita al cristianesimo, ma per la sua bellezza attirò l’attenzione del governatore romano Quinziano, desideroso di averla per sé.
Agata cercò allora rifugio a Palermo, nella sua villa nel quartiere del Capo, nella zona della Guilla, ma gli emissari di Quinziano la trovarono costringendola a tornare a Catania. Qui, lo spasimante cercò di persuaderla e sedurla in vari modi, ma davanti al suo netto rifiuto, iniziò a perseguitarla per la sua fede cristiana. Il pomeriggio del 5 febbraio 251, Agata fu martirizzata e messa a morte. Si racconta che Quinziano ordinò di torturare la giovane donna che subì lo stiramento delle membra e delle ossa sull’eculeo, la lacerazione con pettini di ferro, la scottatura con lamine infuocate e infine lo strappo della mammella. Da qui è nato il famoso dolce catanese delle “Minne di Sant’Agata“.
Subito dopo la sua morte, Agata iniziò ad essere venerata da una vasta parte della popolazione, inclusi i fedeli pagani. Questo portò allo sviluppo del culto di Sant’Agata, che si diffuse al di fuori della Sicilia, e fu presto elevata alla gloria degli altari da papa Cornelio nel 252.
Le origini della venerazione di Sant’Agata risalgono a quell’anno successivo al suo martirio. La popolazione iniziò ad esprimere una profonda devozione per la giovane martire. Riguardo alle celebrazioni, si ritiene che queste abbiano preso il posto di una festa preesistente, probabilmente quella dedicata alla dea egiziana Iside. Durante l’era pagana, sembra che si svolgesse una festa in cui la statua di una donna, con un bambino al seno, veniva trionfalmente portata per le strade della città.
La Festa di Sant’Agata è oggi una delle celebrazioni più sentite, la terza festività religiosa più importante al mondo, dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco in Perù, grazie alla sua grande partecipazione.
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