Ficodindia Siciliano, simbolo dell’isola in tutto il mondo. L’origine del fico d’India ci porta indietro al XV secolo, quando venne importato in Sicilia dall’America centro-meridionale. La pianta ha trovato il suo habitat ideale tra rocce e terreni lavici, integrandosi con il paesaggio siciliano.
Oggi è una delle immagini da cartolina più note ed è molto apprezzato, ma c’è stato un tempo in cui era considerato un prodotto mediocre. I riconoscimenti, però, alla fine sono arrivati, con due DOP: il Ficodindia dell’Etna e il Ficodindia di San Cono.
Troviamo il Ficodindia in ogni parte dell’isola, incluse le isole minori. Con le sue caratteristiche rappresenta perfettamente la Sicilia e i Siciliani: è simbolo della capacità di adattamento, del superamento delle insidie e del raggiungimento di inaspettate dolcezze.
Sono tre le varietà di fichi d’India più diffuse: Sulfarina, meno ricercata, dalla polpa giallo-arancio e di consistenza leggermente farinosa; Muscaredda dalla polpa bianca, più dolce e croccante; Sanguigna, dalla polpa rosso-violaceo, succosa e dolcissima.
Un’importante distinzione va anche fatta tra la prima fioritura (maggio e giugno) e i cosiddetti “bastardoni“, nati dalla seconda fioritura (da fine settembre a novembre).
I fichi d’India sono ricchi di fibre e vitamine, in particolare vitamina C. Contengono sali minerali come calcio, fosforo e magnesio, quindi hanno proprietà diuretiche astringenti, antinfiammatorie, antiossidanti e gastroprotettive.
Il succo e la polpa della foglia (pala) ha qualità cicatrizzanti e idratanti, che si usano in cosmetica e fitoterapia.
Pulire un Ficodindia è un’impresa, ma ne vale la pena. Viene impiegato in molte ricette, come la tradizionale mostarda i gelati e le marmellate.