Filicudi è una perla incastonata nel mare siciliano. Tanto piccola, quanto ricca di storia e natura, è tra le più selvagge delle Isole Eolie e conquista proprio per la sua anima da scoprire. Si trova tra Alicudi e Salina, quinta dell’arcipelago per grandezza. Anticamente era nota come Phoinicussa (Φοινικοῦσσα) oppure come Phoinicṑdēs (Φοινικώδης), dal sostantivo phoinix (Φοινιξ), che in greco antico indica la palma nana, assai diffusa in epoca antica ed oggi ancora presente sui promontori dell’isola. Le antiche genti di Sicilia, fino ai primi del Novecento, l’hanno chiamata “Isola del diavolo” o “delle streghe“. È dominata dal monte Fossa delle Felci, un vulcano spento, e oltre ad esso vi sono altri sette vulcani (La Sciara, Montagnola – Piano Sardo, Monte Terrione, Monte Guardia, Capo Graziano, Monte Chiumento, Riberosse): sono tutti spenti da tempo.
Per visitare Filicudi ci vogliono almeno 3 o 4 giorni. Vi è soltanto una strada asfaltata, che unisce la località del Porto a quella di Pecorini a Mare. Le altre strade sono percorribili a piedi. La popolazione è distribuita tra i centri di Filicudi Porto, Valdichiesa, Pecorini, Pecorini a mare, Canale e Rocca di Ciavoli. La località di Stimpagnato, nel sud-est dell’isola, è abitata da turisti soltanto durante l’estate. Altri centri abitati minori dell’isola sono: Siccagni (accessibile solo dal mare e situato ad ovest), Zucco Grande (antico centro nella parte nord-est dell’isola), Serra di Rando, Portella, Guardia, Le Punte, Rosa, Timpone, Liscio.
Oltre al mare, il trekking è una delle attività più coinvolgenti da fare sull’isoletta. Non è soltanto un’attività sportiva: antica e impervia, è un continuo susseguirsi di sentieri sterrati, accompagnato dal frinire delle cicale e dal rumore delle onde che si infrangono sugli scogli. Camminare è un’attività molto salutare, ancora di più quando si gode di profumi e colori della natura. Ci si può sentire veri e propri esploratori, mentre si cammina tra fichi d’India, corbezzoli e lentischi. Quello che non tutti sanno è che vi sono anche le interessanti rovine del villaggio neolitico sul promontorio di Capo Graziano. Di recente sono state portate alla luce altre rovine, che hanno preso il nome di Rovine di Filobraccio. Questi reperti testimoniano la presenza sull’isola, durante il Neolitico, di una fiorente lavorazione dell’ossidiana.
Foto di Petr Vykoukal – Opera propria, CC BY 2.5