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Una firma per far entrare la pizza nei Patrimoni Immateriali dell’Umanità

E mentre la Sicilia rimane con il fiato sospeso, in attesa del giudizio dell’UNESCO sulla vite ad alberello pantesca, Coldiretti propone la pizza a Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Era il 2011 quando la Coldiretti Sicilia propose di candidare la pizza a Patrimonio UNESCO dell’Umanità; oggi quella pratica è ancora ferma, ecco perché il Presidente regionale, Alessandro Chiarelli, in collaborazione con Fondazione Univerde e l’Associazione Pizzaiuoli napoletani, ha avviato una petizione nazionale per formalizzare la richiesta al noto Comitato intergovernativo che dovrà prendere la decisione definitiva.

Il nutriente alimento formato da un semplice impasto di acqua, farina, sale e lievito, è ormai noto in tutto il mondo, e fa parte di quei piatti completi della dieta Mediterranea che tutti ci invidiano e con cui l’Italia viene spesso identificata, con amore, all’estero. Il pomodoro, la mozzarella, persino l’olio e l’origano, nonché ovviamente la bravura del pizzaiolo, e i metodi di cottura, sono in grado di influenzarne la produzione, la realizzazione e dunque, il gusto.

Ed è da questa ragione che nasce il desiderio di voler rendere la pizza un prodotto parte della pregevole lista dei Patrimoni Immateriali dell’UNESCO, nei quali, per il momento, è riuscita ad entrare soltanto, nel 2008, l’Opera dei Pupi, in rappresentanza non solo della Sicilia, ma dell’Italia intera.

Un piatto nato nel napoletano la pizza, per celebrare la regina Margherita di Savoia, nel 1889. L’alimento a base di salsa di pomodoro, mozzarella di latte vaccino, olio e foglie di basilico, aveva infatti l’obiettivo di formare i colori della bandiera italiana. Un prodotto gastronomico già conosciuto prima del XIX secolo in formato dolce a Napoli, e presente in molteplici varianti altrove, tanto che sono molte le città italiane a volerne rivendicare la paternità.

Nel palermitano è particolarmente diffuso lo sfinciuni, una sorta di focaccia alta e molto morbida, composta da pangrattato, cipolla, caciocavallo e 'strattu ovvero salsa di pomodoro essiccato al sole. Simile alla focaccia conosciuta nel messinese è la catanese schiacciata, una sorta di focaccia condita con tuma e acciughe, che viene venduta anche completa con diversi tipi di verdure, ‘alla paesana’: patate, pomodori e broccoli vanno così ad aggiungersi infine a tuma e salsiccia. Di Solarino e Sortino, città in provincia di Siracusa, è invece il pizzòlu, una focaccia ripiena ricca di ogni di ben di dio, salato o dolce.

In Sicilia, come a Napoli, la piazza viene cotta esclusivamente nei forni a legna, per dare vita ad un prodotto unico: morbido ma al tempo stesso fragrante.
Per partecipare alla petizione messa appunto da Coldiretti, e spingere così le pratiche per la nomina della piazza a Patrimonio dell’Umanità, è possibile recarsi presso le sedi dell’associazione, o nei mercati di Campagna amica, ente con cui Coldiretti ha stretto una partnership.

Ma la petizione è presente anche online sul sito www.campagnamica.it, e nelle piazze dei mercati delle diverse città di Sicilia. Con una firma sarà dunque possibile tutelare la pizza, quale presidio nazionale di tradizione e qualità, e tutti gli operatori coinvolti nella sua realizzazione, dagli agricoltori ai pizzaioli, in attesa del sì dell’UNESCO.

Autore | Enrica Bartalotta

Staff Siciliafan