Lo scandalo delle firme false del M5S ha ancora ripercussioni, oltre a quelle penali. La notte tra il 3 e il 4 aprile 2012, la notte "incriminata", avvenne l'impensabile. "Repubblica" ha ricostruito quanto accaduto.
L'allarme scatta alle 2,25 del 3 aprile. Scrive Samanta Busalacchi, indagata e sospesa da M5S: "Vi sto inoltrando il modello del foglio raccolta firme. Raccogliete quante più firme potete., domani sera sarò in sede per il ritiro dei moduli. Rischiamo di non potercela fare, non è uno scherzo quindi datevi una mossa!" La Rocca mezz'ora dopo ribadisce: "È davvero importante come scrive Sam! È un'urgenza!!!" Marco Negri, altro candidato, si lamenta: "Ma qualche spiegazione? Com'è che era tutto a posto e adesso c'è quest'urgenza? ", Prova a chiarire Pietro Salvino, marito della deputata Claudia Mannino (entrambi sono indagati): "Ti rispondo io… durante la riunione Claudia con Alice (Pantaleone, altra indagata, ndr) hanno controllato le firme facendo una stima di quelle che sono assolutamente perfette… e sono circa 850… ma consideriamo che alcune di queste potrebbero non essere valide perché magari avevano giù firmato… " Salvino parla di "12 persone presenti", delle quali tre erano a conoscenza di tre firme non valide "tanto per fare un esempio". Comunque altre firme mancavano di data di scadenza o di emissione, ora si è deciso di mettere entramble le date per sicurezza così siamo strasicuri. Dobbiamo raccoglierne 400… in teoria poco meno di quaranta a testa – scrive Salvino – ma in un giorno mi pare molto difficile così la cosa giusta è allargare la cerchia di persone che conoscono più persone… Buon lavoro e buon giorno, vista l'ora".
È l'alba del tre aprile quando anche Ciaccio si sente di dare una spiegazione: "Le firme valide sono 850, le altre sono incomplete. Vi chiedo di non creare polemica sul come ci siamo ridotti così ma solo di prendere più firme che potet. Risolviamo questo problema urgente e poi discutiamo. Domani sera riunione urgente in sede…" Il clima è quello del caos, all'interno di un gruppo che è alla prima esperienza elettorale. Giorgio Stassi sbotta: "Mi spiegate quale esperto vi ha detto che la patente plastificata non è valida come documento di riconoscimento?" Ermanno Romano critica: "Non è scritto da nessuna parte che bisogna indicare luogo e data di rilascio e scadenza del documento di identità. È forse la vostra una precauzione per evitare eventuali problemi o siete certi di quello che dite?" Lo stesso Romano dice che "le 850 firme sicure sono più che sufficienti". E Azzurra Cancelleri, oggi deputata, gli dà ragione: "Ho letto il vademecum inviato dallo staff di Grillo e per i Comuni con abitanti inferiori al milione (e da Internet risulta essere il caso di Palermo) le firme devono essere minimo 500 e massimo 1000".
Inizia un infuocato valzer di messaggi: appunti, critiche, osservazioni sulla procedura da seguire rivolti soprattutto a Busalacchi. Che alle 14,05 del 3 aprile perde la pazienza: "Ragazzi mi sono ufficialmente rotta le scatole. Scusate lo sfogo. Va bene in taluni casi ho peccato di superficialità ma i vostri continui dubbi non mi hanno aiutato per nulla e nemmeno l'ignorare ciò che vi ho detto per mail.. per sms o a voce! Mi esprimo male? Mangio le parole? Non avete fiducia in me? Ditemelo perché almeno evito di impiegare le mie forze così…" A quel punto Azzurra Cancelleri si ritira di buon ordine: "Se si cercano informazioni e si scrivono qui non è per sminuire qualcuno o mettere in dubbio il suo operato… Nessuno di noi ha esperienza, era giiusto per dare una mano… Smettiamola di pensare che ci facciamo guerra interna. Io non fiaterò più, cià".
Si avvicina la sera decisiva. Marco Negri dice di poter fare poco "ma di aver coinvolto la figlia", "Angelocustode970" promette di portare in sede dieci firme ("meglio di niente"), Toni Ferrara dice: "Avvicinerò anch'io in seconda serata per portare delle firme". C'è gran confusione, nella sede di via Sampolo dove si mettono insieme le sottoscrizioni, dove – magicamente – viene fuori l'elenco con quasi duemila firme. È in quella sede che l'attivista Vincenzo Pintagro, il primo grande accusatore, dice di aver visto Mannino e Busalacchi ricopiare le firme.
È da quelle stanze che, ha fatto mettere a verbale Claudia La Rocca, entravano e uscivano tante persone, fra cui Riccardo Nuti, il leader dei 5 stelle palermitani, adesso indagato e sospeso. Di certo La Rocca, alle 12,45 del 4 aprile, esulta: "Alcuni di noi sono stati in sede fino alle 4 di mattina, io e Clod (Claudia Mannino) in particolare abbiamo battuto il record delle 12 ore di fila.. ma forse ce l'abbiamo fatta! A questo punto che Dio ce la mandi buona ". Di lìa poco, un altro attivista le omaggerà tutte, le protagoniste dell'impresa: "Un sincero grazie alle due Claudie e a Samantha Busalacchi per essere rimaste in sede fino alle 4 per finire l'estenuante lavoro ". "Festeggiamo tutti insieme?", chiede Mannino sempre via e-mail. "Propongo ubriacatura", replica Giulia Di Vita. Un cin-cin simbolico per una vittoria che, quattro anni dopo, sarebbe costata cara – molto cara – alle due future onorevoli.