Alla scoperta del paese più alto della Sicilia.
- Con i suoi 1275 metri di altitudine, il piccolo comune di Floresta detiene un grande record.
- Si trova in provincia di Messina, nel Parco dei Nebrodi.
- È incastonato in un altopiano e offre una vista mozzafiato.
Piccolo e alto: Floresta, dall’alto della sua posizione nel cuore dei Nebrodi, più guardare tutti da un punto di vista privilegiato. Questo paesino della provincia di Messina detiene il record come Comune più alto della Sicilia. Un primato giustificato dai suoi 1275 metri s.l.m., che offrono una vista spettacolare, con tanto di Etna. Il territorio è caratterizzato dal verde e dai vasti boschi. Ancora oggi, l’impianto è quello del tipico feudo, con case in pietra raggruppate sotto i campanili delle due chiese: Sant’Anna, cioè la chiesa Madre, e la Chiesa di Sant’Antonio da Padova.
Floresta fu fondata nel Seicento da alcuni esuli scampati agli Spagnoli. Accoglie alcuni palazzi nobiliari, che si rivelano lungo le vie del centro storico, come Palazzo Lando, Palazzo Crini, il Palazzo Municipale e il Palazzo Baronale. Molto interessanti sono i portali e gli stemmi in pietra antica, ornata da rappresentazioni floreali e animali, che dominano i prospetti degli edifici. I balconi, con elementi in ferro battuto e mensole scolpite, sono molto caratteristici. A questo punto, molto probabilmente vi state chiedendo anche cosa vedere nei dintorni: a soli 8 chilometri c’è Contrada Giuffrè, nota per i suoi boschi popolati da aceri, querce e un suggestivo sottobosco.
Un po’ di storia
In origine il territorio che circonda Floresta, il paese più alto della Sicilia, era occupato da una foresta di alberi ad alto fusto. Da qui, dunque, deriva il nome. I Romani utilizzavano la foresta per il legname, impiegando schiavi e condannati a lunghe pene detentive. In quel periodo sorse il primo insediamento, che venne abbandonato nel corso dell’Alto Medioevo, a causa delle grandi difficoltà di comunicazione e approvvigionamento, specialmente nei mesi più rigidi.
Nel corso del XIV secolo la località venne inglobata nei domini di Federico d’Aragona. Ebbe inizio uno sfruttamento intensivo del territorio per la produzione cerealicola. A testimonianza di questa attività, vi sono numerosi mulini ad acqua, ancora ancora visibili in prossimità dei corsi d’acqua. Il primo impianto urbano vero e proprio sorse soltanto nel 1820: si sviluppò intorno alla Chiesa Madre di Sant’Anna, Patrona di Floresta. Nei dintorni si trovano numerosi rifugi pastorali in pietra, chiamati pagghiari ‘mpetra, cubburi oppure Tholos.
Da sempre, a Floresta, l’allevamento dei bovini è una tradizionale attività, scandita ancora oggi dal ritmo delle stagioni. I pastori trascorrevano la primavera e l’estate nei pascoli, mentre in inverno veniva effettuata la transumanza verso zone più calde, dette le “marine”. L’allevamento era finalizzato alla produzione di formaggi, in particolare ricotta fresca, stagionata, infornata e la nota provola florestana. Sopravvivono con fierezza anche le tradizioni artigianali legate all’arte di intrecciare il giunco, alla lavorazione della pietra, praticata fin dal 1600, e infine al ricamo detto “a mastra”.
Foto di Giuseppe Mollica