La serie de “I leoni di Sicilia“, in questi giorni in chiaro in Tv, racconta la saga dei Florio, una delle famiglie più ricche e potenti d’Italia, tra ambizioni, lotte di potere e amori tormentati.
La serie in 8 episodi, diretta da Paolo Genovese e tratta dal romanzo di Stefania Auci, si ispira, dunque, a una storia vera, ora al centro dell’emozionante serie con Miriam Leone e Michele Riondino.
Ma quanto c’è di reale nella storia de “I Leoni di Sicilia”? Scopriamolo insieme.
La trama de “I Leoni di Sicilia” ripercorre la storia dei Florio, calabresi di origine e siciliani di adozione, concentrandosi in particolare sulla loro straordinaria ascesa economica e sociale, che ha portato questa famiglia a diventare una delle dinastie più influenti dell’Ottocento.
Il racconto si intreccia con eventi storici reali, tra cui l’Unità d’Italia e le trasformazioni socio-politiche della Sicilia, restituendo allo spettatore un affresco complesso di un’epoca in cui il potere e la ricchezza non erano solo sinonimo di successo, ma anche di grandi sacrifici e sfide.
La storia dei Florio inizia nel 1799, quando un terremoto costringe Paolo Florio e la sua famiglia a lasciare Bagnara Calabra. Si trasferiscono a Palermo, dove Paolo e suo fratello Ignazio aprono una piccola bottega di spezie. Nonostante le difficoltà iniziali, il loro senso degli affari e la determinazione li portano presto a dominare il mercato locale. Questo è solo l’inizio di una scalata vertiginosa che trasformerà i Florio in una delle famiglie più potenti di Sicilia.
Sotto la guida di Vincenzo Florio, giovane brillante dal talento straordinario, l’attività di famiglia diventa un vero e proprio impero commerciale, che spaziava dalla produzione del famoso Marsala all’industria navale.
Commercianti, armatori, mecenati, i Florio fondarono la “Società dei Battelli a vapore“, che avrebbe collegato la Sicilia con l’America e si occuparono anche di pesca e della lavorazione del tonno trasformando la tonnara di Favignana in una vera industria conserviera, moderna e innovativa.
Il figlio Ignazio Senior raccolse l’eredità paterna acquistando altre tonnare e dando il via alla produzione del tonno in scatola.
A prendere poi le redini della famiglia sarà Ignazio junior, ma sotto la sua guida i Florio attraverseranno una fase di decadenza, che culminerà con la bancarotta.
Sebbene la serie ritragga fedelmente molti aspetti della vita dei Florio, alcune parti sono state romanzate per esigenze narrative. Per esempio, i rapporti interpersonali e alcune dinamiche familiari sono state riadattate, così da arricchire la trama e mantenere alta la tensione drammatica.
Tra gli elementi più enfatizzati c’è il complesso intreccio amoroso tra Ignazio Florio e Giuseppina, vedova di Paolo Florio e madre di Vincenzo, che nella realtà storica non trova riscontri concreti.
Anche alcune dinamiche familiari e relazioni tra i personaggi sono state arricchite per creare maggiore tensione drammatica e coinvolgimento emotivo.
La serie mette in luce il ruolo strategico delle donne della famiglia, come Giulia Portalupi, moglie di Vincenzo, che nella serie ha dei tratti femministi accentuati e che nella realtà storica fu un po’ meno femminista, ma ebbe comunque un’influenza significativa sulle decisioni aziendali e familiari, arricchendo la saga con una prospettiva più intima e profonda.
Infine, i dialoghi e alcune situazioni vengono adattati per rendere la narrazione più scorrevole, senza però tradire l’essenza storica della famiglia Florio.
Nonostante questi elementi di finzione, “I leoni di Sicilia” rimane una rappresentazione accurata della determinazione e del genio imprenditoriale dei Florio, capaci di trasformare Palermo in un importante centro commerciale e culturale.
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