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A Palermo si facevano i mattoni: la Fornace Puleo.

  • In via Messina Marine è stata attiva fino dal 1760 una storica fornace.
  • Si trattava di un’importantissima fabbrica, che ha ottenuto medaglie ed onorificienze.
  • Scopriamo insieme la sua storia.

Oggi faremo un tuffo nel passato, alla scoperta della storia di Palermo, per parlare della fornace di Acqua dei Corsari, che iniziò la sua produzione alla fine del Ottocento. Si trattava di un’antica “perriera”, che offre la possibilità di conoscere meglio la lavorazione di materiale antichissimo. L’uso della terracotta, infatti, risale a oltre 3mila anni fa. Già ai tempi dell’antico Egitto e dei faraoni si utilizzava: l’unica modifica alla sua lavorazione sta nell’aver sostituito la paglia con la segatura. In seguito all’unità d’Italia, la grande crescita demografica di Palermo e lo sviluppo urbanistico della città favorirono la creazione di numerose fornace di laterizi. Queste sorsero anche nella borgata di Acqua dei Corsari, ricca di argilla. Proprio qui il cavalier Giuseppe Puleo aprì una nuova fabbrica, dotata di attrezzature moderne.

Nella fabbrica vennero impiegati 90 operai, provenienti per lo più dalle province di Milano e Chieti. Questa mattoneria produceva tegole, tavelloni e mattoni, ma anche pannelli decorativi per cantoniere, oggetti ornamentali e vasellame vario. Nel corso della sua attività, la fornace di Acqua dei Corsari ha ottenuto onorificenze e medaglie. Rappresenta una delle ultime testimonianze del sistema industriale palermitano tra l’Ottocento e il Novecento. Il ciclo di produzione era continuo e presentava anche un certo grado di meccanizzazione. Le condizioni di lavoro erano però pesantissime per le elevate temperature dei forni in cui lavoravano gli impilatori di mattoni, fatti a mano.

La storia della fornace

Si tratta del più antico e vasto complesso della provincia di Palermo: due fornaci Hoffman di 16 celle ciascuna rispettivamente con una capacità di 6000 pezzi. L’argilla veniva cavata nel terreno di Villa Amanda, o popolarmente Villa Manna, trasportata con carretti nello stabilimento che si trovava nel fronte opposto della strada. Poi iniziavano le fasi di produzione. Nella pre-lavorazione, la materia prima veniva sottoposta ad una serie di operazioni, che con l’ausilio di mulini e macchine a vapore, che la rendevano adatta al prodotto che si voleva ottenere.

I mattoni forati si realizzavano con apposite macchine, mentre per il resto si usavano stampi di legno, forme di gesso, torni. In alcuni casi si modellava a mano, come testimonia la presenza di un tavolo per lo scultore. La crisi causata dalla prima guerra mondiale provocò la chiusura dello stabilimento, che rimase inattivo dal 30 novembre 1915. Dopo tre anni morì il cav. G. Puleo, che lasciò in eredità il suo patrimonio ai sei figli. La fabbrica fu al centro di diverse vicissitudini, che videro riprendere la produzione. Dal 1962 si fabbricavano anche mattoni in cemento e segati di marmo. La fabbrica chiuse nel 1975.

Fonte: ISSPE

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