Frascatula, il piatto della tradizione siciliana.
- Facciamo tappa in provincia di Enna, per conoscere una delle ricette tradizionali siciliane.
- La Frascatula appartiene alla tradizione contadina ed è una sorta di polenta.
- Viene preparata in diversi modi ed ha antiche origini: ecco la sua storia.
Quando si pensa alla polenta, viene subito in mente il settentrione dell’Italia. In realtà, anche in Sicilia abbiamo un’analoga tradizione, che affonda le sue radici nei tempi dell’antica dominazione romana. Soprattutto nei territori in provincia di Enna, come Sperlinga, Troina, Leonforte e Nicosia, si prepara un delizioso piatto che scalda l’inverso. La Frascatula Siciliana è un piatto contadino a base di farina di cereali, qualche volta unita a farine di legumi, cotta nell’acqua in cui si lessano diverse verdure. Scopriamo insieme quali sono le origini di questo piatto.
Già gli antichi romani cuocevano la farina di grano o altri cereali per preparare una minestra densa, mista a verdure o carne. Si chiamava “puls” e, da questa, avrebbe avuto origine la polenta. In Sicilia questo tipo di preparazione si è diffusa durante la dominazione romana, quando la nostra isola riforniva l’Impero di grano. La polenta siciliana ha diversi nomi: frascatula (dal francese “flasque”, cioè “molle”), arriminata, piciocia o picciotta. Se ne hanno diverse testimonianze, come nel libro di Michele Amari “La Guerra del Vespro in Sicilia”: si legge che le donne sostentassero i loro uomini in battaglia con pane e polenta.
Come si fa la frascatula, polenta siciliana
La frascatula siciliana rappresenta la cucina povera di una volta, quando la carne era un privilegio e ci si ingegnava con quello che si aveva a disposizione. Si prepara versando la farina di cereali (di solito di grano duro) o di legumi, spesso insieme, nell’acqua bollente in cui sono state lessate verdure come broccoli, bietole, finocchietti, borragine o altre erbe spontanee. Nelle versioni più moderne si aggiungono anche lardo o salsiccia.
Come abbiamo anticipato, esiste in diverse versioni e con nomi diversi. Ad Aidone, ad esempio, si usa la farina di cicerchia, mentre a Troina si chiama piciocia e si fa con farina di ceci e cicerchie. A Nicosia prende il nome di picciotta. Una piccola curiosità: a Trapani ci sono i frascatuli, che sono però tutt’altra cosa. Si tratta, infatti di una preparazione simile al cous cous, ma con granelli più grossi. A Enna si chiama paniccia e veniva anticamente preparata con grano Timilia, mentre a Leonforte viene invece utilizzata una farina derivata dalla tipica “fava larga” tipica di quelle parti. Troviamo la frascatula anche in comuni dell’entroterra agrigentino e nella zona del nisseno. La frascatula di Modica è diversa dalle altre perché è una vera e propria “polenta” di semola di grano duro, cotta in acqua e condita con olio, pepe e pecorino grattugiato.