Freud in Sicilia, una storia che in pochi conoscono. Anche Sigmund Freud, padre della psicanalisi, si è fermato sull’Isola. Nel settembre del 1910, decise di visitare parte dell’Italia, in compagnia di un amico. Seguendo i luoghi della mitologia, passò da Roma, da Napoli, da Palermo e da Siracusa.
Palermo ebbe su di lui un impatto positivo: «città elegante, pulita, estremamente ricca di edifici e dotata di tutto quanto si possa pretendere, quasi come Firenze».
Freud in Sicilia, tra arte e cultura
Visitò i capolavori normanni della città e poi si spostò a Monreale per una breve gita. Tra le cose più interessanti, vi è una riflessione che scrisse in una lettera alla moglie: confessò, infatti, di avere delle preoccupazioni che «in Sicilia si sia per così dire fra selvaggi ed esposti a straordinari pericoli».
Freud concluse così: «Si hanno le stesse sensazioni e le stesse condizioni di vita che ci sono a Firenze o a Roma. Per lo meno a Palermo è così». Freud e il suo amico arrivarono a Castelvetrano in treno. Animati da uno straordinario fervore per l’arte classica e i suoi magnifici resti, percorsero la distanza tra Castelvetrano e Selinunte a bordo di un rozzo carretto.
Tra l’andata e il ritorno impiegarono cinque ore. L’attesa fu premiata: il tempio, posto in un luogo solitario, li lasciò in una condizione di sbalordito stordimento. Freud fu entusiasta ma, allo stesso tempo, iniziò a provare sensi di colpa nei confronti della sua famiglia. Dato che non era diventato un facoltoso industriale, in grado di portare in viaggio con sé i suoi, per godere di «un tale splendore di colori, profumi, vedute e benessere mai avuti tutti in una volta».
Alla fine, però, riuscì ad assolversi: «Per cambiar mestiere è ormai troppo tardi e quindi continuo a godermela io egoisticamente da solo» aggiungendo, per indorare la pillola, « ma in fondo con rammarico».
Arrivati a Siracusa, Freud e l’amico vennero travolti dallo Scirocco, ma, spiegò «fra i tesori del museo abbiamo dimenticato tutto». «Siracusa è stata ancora stupenda, ma il mio talento edonistico è appagato. Ho visto talmente tante cose belle, grandiose, uniche», aggiunse.